È ANCORA NATALE
Una passeggiata in centro sotto le luminarie accompagnata da struggenti nenie natalizie. Aria frizzante ma abbastanza serena e allegra per gli addobbi festosi. Un’occhiata alle vetrine, un pensiero da regalare, un capo da acquistare. La fretta delle persone è, comunque, la stessa di tutti i giorni, con la variante degli auguri nei saluti reciproci.
Un viaggio in auto fuori città, attraverso paesi e campagne, fa scoprire alberi addobbati e illuminati, fantasie di luci più o meno di buon gusto, lampeggiamenti di luminarie dai colori vivaci.
Le cassette per la pubblicità traboccano di proposte natalizie super scontate, o addirittura sotto prezzo, di prodotti che sembrano quasi regalati.
Il Covid è un ricordo lontano ma, nelle ultime settimane, la sua incidenza si è rifatta sentire, anche se non bisogna parlarne per non turbare il meccanismo dei consumi che, come ogni anno, ha già previsto quanti euro spenderanno gli italiani per le festività natalizie, sia per l’abbigliamento che per il pranzo della vigilia e del Natale, sia per le vacanze che per i regali.
Fin qui “tutto va ben madama la marchesa”, come recita una canzone francese in cui un servitore cerca di rassicurare la marchesa mentre le comunica che i cavalli sono morti nell’incendio delle stalle e dell’intero palazzo causato dal suicidio del marito.
Infatti, se voltiamo pagina, possiamo cominciare a guardare le difficoltà, dentro e fuori il nostro Paese. Dalla guerra in Ucraina, con le sue centinaia di migliaia di morti dall’una e dall‘altra parte, alla guerra israelo-palestinese con gli orrori dei terroristi di Hamas e le carneficine di cittadini innocenti ordinate da Netanyahu; dagli oltre trenta conflitti nel mondo che fanno dire a Papa Francesco di essere in presenza della terza guerra mondiale a pezzi, agli egoismi di politiche che distruggono il pianeta in nome di un progresso che favorisce esclusivamente chi è già in possesso di ricchezze enormi.
I rischi di una guerra nucleare, nonostante ciascuno ricacci dentro di sé l’idea che non avverrà mai, è immanente sulle nostre teste. Come i sempre più accentuati rischi di clima fatto impazzire dai comportamenti dissennati ed egoistici dell’uomo.
In casa nostra, al di là dei tentativi di illudere i cittadini, siamo di fronte a dati non certo rassicuranti: dalla presenza di oltre sei milioni di italiani caduti in povertà a lavori precari che non danno certezze di vita, soprattutto alle giovani generazioni; dalla crescita sotto zero perché è rischioso mettere al mondo dei figli senza prospettive di una vita dignitosa agli oltre cento femminicidi nell’anno ancora in corso.
Forse, non va proprio “tutto ben…”.
Tuttavia, il seme della speranza in un mondo migliore, in una capacità di trovare nell’incontro quello che ci unisce piuttosto di quanto ci divide, la volontà di saper ascoltare prima ancora di essere ascoltati, il rispetto per le persone che conosciamo e anche per coloro che non conosciamo rappresentano punti di congiunzione di un disegno che contempla la presenza di ciascuno di noi in un lembo di terra che rappresenta un infinitesimo dell’universo e che, oggi, può manifestarsi in quel presepe che viene costruito nelle nostre case. Stupore, sobrietà, gioia sono le tre parole che Papa Francesco ha esaminato nell’udienza di mercoledì 20 dicembre.
Stupore. “Se noi cristiani guardiamo il presepe come una cosa bella, come una cosa storica, anche religiosa, e preghiamo, questo non è sufficiente”.
Sobrietà. “Oggi, infatti, il rischio di smarrire ciò che conta nella vita è grande e paradossalmente aumenta proprio sotto il Natale – si cambia mentalità di Natale – immersi in un consumismo che ne corrode il significato”.
Gioia. “Da cosa deriva questa gioia natalizia? Non certo dall’aver portato a casa dei regali o dall’aver vissuto celebrazioni fastose. È la gioia che trabocca dal cuore quando si tocca con mano la vicinanza di Gesù, la tenerezza di Dio, che non lascia soli, ma consola. Vicinanza, tenerezza e compassione sono i tre atteggiamenti di Dio. E guardando il presepe, pregando davanti al presepe, potremo sentire queste cose del Signore che ci aiutano nella vita di ogni giorno”.
Buon Natale!
Marco Caramagna
La notte ci piace, vogliamo uscire in pace
Le donne si riprendono la notte
La manifestazione collettiva e notturna delle donne,
organizzata dalla Rete delle Associazioni contro la violenza alle donne
L’iniziativa prevista per il 25 novembre, giornata scelta dalle Nazioni Unite come celebrazione mondiale contro la violenza sulle donne, vuole essere un invito a manifestare contro lo stupro, i femminicidi, gli abusi e ogni sorta di sopruso perpetrato sul corpo delle donne, per il diritto di camminare libere per le strade, senza paura. Nel ’76 a Torino le femministe fecero una manifestazione. La parola d’ordine era “Riprendiamoci la notte“. Slogan più gettonato: La notte ci piace, vogliamo uscire in pace.
Un invito a “manifestare di notte per non farsi calpestare di giorno“.
“Oggi ci ribelliamo per le stesse ragioni. Perché le donne sono ancora accusate anche quando sono vittime di uno stupro e della violenza maschile. Molti ancora ritengono che la colpa sia delle donne, del loro modo di vestire o di comportarsi. Oggi vogliamo dire che non siamo noi a dover essere accusate di qualcosa. Sono gli uomini che scelgono di commettere questi crimini gli unici responsabili”.
“Le violenze non hanno orario e sono ovunque: nelle case, per strada, al lavoro… Quando usciamo di notte siamo considerate a disposizione degli uomini. Lo spazio pubblico (metro-autobus, parchi, bar, strade) cosiddetto neutro, è ricoperto di immagini di donne «accessibili», che banalizzano la cultura dello stupro. Noi vogliamo essere libere di uscire di giorno come di notte“.
Dunque, appuntamento alle ore 21.00 di sabato 25 novembre in piazza S. Maria di Castello ad Alessandria, per un ritrovo con cartelli, striscioni e musica, poi si raggiungerà la Casa di Quartiere in via Verona, per una serata di letture, danze, canzoni, video e dj set fino alle ore 1.00, per sfidare la paura e per ridare voce alle donne. E quindi un invito: “Ci piacerebbe vedervi tutte lì. Portate con voi le vostre madri, nonne, sorelle, zie, nipoti e figlie”, dicono le organizzatrici “e cartelli, striscioni, bandiere che esprimano la propria affermazione di libertà e di vita”.
Associazioni ed enti aderenti
Aps Colibrì, Assefa Alessandria, Associazione Cultura e Sviluppo, Aps me.Dea, Aps Alter Ego, Associazione Don Angelo Campora, Associazione DLF Alessandria – Asti, Collettivo Medusə Aps Cambalache, Associazione l’Abbraccio, SAOMS di Capriata d’Orba, Associazione Comunità San Benedetto al Porto APS, Associazione Insieme per Castelletto, Associazione Esagono, Compagnia Teatrale Stregatti, Associazione Verso il Kurdistan, Cooperativa soc. Azimut, Cooperativa Semi di Senape, Associazione Lgbtqi Tessere Le identità, Cooperativa soc. Coompany&, Cooperativa soc. La Ruota, Radio Gold, CGIL, CISL, UIL, ANPI Provinciale.
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Riflessioni sulla violenza di genere
Già si è avuto modo di parlare di violenza di genere e di violenza domestica. I recenti fatti di cronaca che hanno insanguinato non solo fisicamente, ma anche moralmente, quest'ultima estate rovente impongono ora più che mai alcune riflessioni.
Abbiamo appurato che la violenza di genere non va in vacanza, non si placa con la rilassatezza, con la sospensione dal lavoro e ciò perché non è una emergenza. Rileggendo i dati forniti dal Ministero e pubblicati su alcuni quotidiani ( ndr Il sole 24 ore agosto 2023), dall'inizio dell'anno le vittime di femminicidio sono state 74 di cui 59 in ambito familiare o affettivo ( di queste 36 hanno trovato la morte per mano del partner e/o ex partner). A ciò si debbono aggiungere le persone vittime di violenza sessuale, numero in costante aumento oltre ad un numero "silente" di vittime, quelle della violenza domestica, numero "silente" perché non pervenuto, quindi maggiormente inquietante poiché ancora nascosto e non denunciato. È una bolla evanescente di fumo tossico, nero, fatto di umiliazioni, insulti, segregazioni, violenze sessuali, tutte perpetrate all'interno del luogo, la casa e ad opera di coloro, i familiari che secondo una accezione comune accudiscono accolgono, danno sicurezza. Quindi violenza ancora piu' disorientante, sconvolgente, destabilizzante. Di fronte a ciò non è pensabile rimanere inerti e non è tollerabile limitarsi a provare rammarico. Occorre gridare forte, formare le anime dei giovani, sensibilizzare attraverso la scuola e le istituzioni. La violenza di genere non è un problema solo delle donne o delle vittime, non è episodica, non è una "tempesta emotiva", né tanto meno un problema che riguarda solo i ceti sociali meno abbienti o meno colti. La violenza di genere va letta partendo dalla struttura sociale, culturale, educativa con la quale ci co,ifrontiamo ogni giorno, la stessa che ha costruito e generato stereotipi con conseguente irrigidimento dei ruoli, fatto questo che legittima forme di prepotenza e sopraffazione.
Occorre prendere coscienza di un dramma risolvibile solo attraverso interventi mirati che partano dalla presa di coscienza del problema, dalla costruzione di un senso di responsabilità condiviso, consentendo nel caso di degenerazione l'accesso alla legge e alla denuncia senza sensi di colpa.
Solo così saremo libere e liberi.
Donne per le donne
Un programma di corsi e occasioni
per stare insieme
Dalla sinergia di diversi progetti (Effe, S.T.E.P., Donne x le donne) promossi dall’Associazione Don Angelo Campora odv e dall’APS Colibrì, è nato un programma per l’autunno 2023 di occasioni formative al femminile, che coinvolge le diverse generazioni, dalle aspiranti imprenditrici alle donne in cerca di lavoro, dalle casalinghe alle donne pensionate, dalle artigiane alle studentesse.
“Donne per le donne” è una proposta formativa e di socializzazione aperta a tutte, con l’obiettivo di accrescere le competenze delle partecipanti per favorire la loro occupabilità e per promuovere l’inclusione sociale.
I corsi in programma sono pensati per contrastare il divario di genere rispetto all’uso delle nuove tecnologie, incrementare le competenze linguistiche per superare l’esame di teoria per la patente, condividere abilità manuali come strumento di benessere e cura di sé.
La struttura del programma è modulare e flessibile e ogni partecipante può costruire il proprio programma combinando i corsi proposti.
Si tratta di un laboratorio esperienziale che offre strumenti pratici per avere una maggiore consapevolezza di sé e aumentare le proprie possibilità per l’accesso al mondo del lavoro.
Tutte le attività in calendario sono pensate per essere utili al fine di promuovere l’empowerment delle donne, cioè la valorizzazione delle proprie risorse.
Il programma comprende: un corso online sull’autoimprenditorialità “La tua start up – dall’idea alla realizzazione della tua impresa” a cura di Donnealquadrato – Global Thinking Foundation, dal 12 settembre al 17 ottobre, tutti i martedì dalle ore 17.00 alle ore 18.30
Iscrizione gratuita: visita www.donnealquadrato.it/calendario
Un percorso di “Pratiche di bellezza e cura di sé” – 4 incontri per prenderci cura del nostro aspetto, coccolarci, imparare i “trucchi” per affrontare un colloquio di lavoro e migliorare la nostra autostima, con Roberta Massobrio insegnante e operatrice shiatsu, lunedì 18 settembre e 2 ottobre e con Cristina Iordachi make up artist freelance, sabato 16 e 30 settembre dalle ore 10.00 alle ore 12.00 c/o Centro Famiglia Mondi Tondi via Parnisetti ang. Via Cornaglia.
Iscrizione € 5,00 max 10 partecipanti
Il laboratorio artigianale “Il mondo del macramè” per apprendere le tecniche dell’intreccio e realizzare oggetti personali e di arredamento; 6 lezioni a cura di Mona Hamad
tutti i giovedì dal 28 settembre al 2 novembre dalle ore 10.00 alle ore 12.00
c/o Associazione Colibrì via Faa di Bruno 39
Iscrizione € 10,00 (materiali inclusi) max 6 partecipanti (servizio di babysitter a richiesta)
2 Corsi di alfabetizzazione digitale, a cura di Maria Di Vita, per migliorare le competenze informatiche di base e acquisire consapevolezza nella gestione delle informazioni digitali, con particolare attenzione per la posta elettronica e i motori di ricerca;
il corso Base con 6 incontri di 2 ore tutti i venerdì dal 20 ottobre al 24 novembre dalle ore 14.30 alle ore 16.30; incontro preliminare il 13 ottobre dalle ore 15.00 alle ore 16.00 per verifica competenze.
Iscrizione € 5,00 max 12 partecipanti (servizio di babysitter a richiesta)
Il corso Avanzato (per chi ha già frequentato corsi base) 4 incontri di 2 ore tutti i venerdì dal 15 settembre al 6 ottobre dalle ore 14.30 alle ore 16.30.
Iscrizione € 5,00 max 12 partecipanti (servizio di babysitter a richiesta)
Un Corso di italiano per la patente in preparazione al corso di teoria per la patente di guida, rivolto a donne straniere con una conoscenza della lingua italiana di minimo livello, a cura di Anna Tassisto – Associazione Cambalache
4 incontri di 2 ore tutti i giovedì dal 5 al 26 ottobre dalle ore 14.00 alle ore 16.00
c/o Centro Famiglia Mondi Tondi via Parnisetti ang. Via Cornaglia
Iscrizione gratuita max 12 partecipanti (servizio di babysitter a richiesta)
X Info e moduli iscrizione:
colibriassociazione.al@gmail.com
Ivana cell. 3337855274
In collaborazione con comune di Alessandria, coop. semi di senape, aps Cambalache, Global Thinking Foundation, CGIL, radio Gold
Con il contributo di
Fondazione Social Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria
Progetto Effe
LA TUA STARTUP:
dall’idea alla realizzazione della tua impresa
CORSO ONLINE gratuito sull’autoimprenditorialità
Il percorso offre una panoramica delle sfide che una nuova impresa, un progetto professionale o di vita, affronta nella fase di avvio. L’obiettivo è fornire le basi per una corretta pianificazione e realizzazione di un’iniziativa imprenditoriale, analizzandone la fattibilità ma anche le potenzialità creative, esplorando gli aspetti economici, legali e fiscali, organizzativi e marketing strategico. Dall’approccio manageriale alla compilazione del business plan, dalle fonti di finanziamento, alla promozione della propria idea, scoprire insieme i passi che aiuteranno a raggiungere il successo del proprio progetto.
Il corso si terrà online tutti i martedì dalle ore 17.00 alle ore 18.30 dal 12 settembre al 17 ottobre. Il primo e l’ultimo incontro si svolgeranno anche in presenza, presso il Laboratorio Civico della CGIL via Faa di Bruno 39, con ospiti del settore per un confronto sulle opportunità locali.
Per le iscrizioni visitare www.donnealquadrato.it/calendario
In sintesi gli argomenti trattati nei 6 incontri:
12 settembre: DALL'IDEA INNOVATIVA ALL'IMPRESA SOSTENIBILE
Ognuno esplorerà il percorso dal suo punto di vista, per scoprire come programmare la partenza del percorso imprenditoriale e qual è il giusto equipaggiamento: l’atteggiamento, il team, il luogo, le competenze e le risorse chiave per raggiungere la meta. La strada giusta non è solo l’innovazione, ma anche la sostenibilità, perché un’idea di successo può contribuire ad un futuro migliore per tutti.
19 settembre: PIANIFICAZIONE STRATEGICA
Dall’idea alla proposta di valore, dal mercato al modello di business più efficace, partner e risorse chiave. Valutare le variabili che influenzano la buona riuscita di un’idea, scoprendo problemi e bisogni, trovando idee e soluzioni.
26 settembre: SCEGLI IL TIPO DI SOCIETÀ E DAI VITA AL PROGETTO
Che forma giuridica dare alla propria attività? Insieme ad una commercialista si valutano i criteri per orientare la scelta e individuare la forma societaria più appropriata, che rappresenta il primo passo verso il successo.
3 ottobre: BUSINESS PLAN E FONTI DI FINANZIAMENTO
Una guida passo dopo passo alla creazione di un Business Plan chiaro e completo, indicando strategie, obiettivi e previsioni finanziarie del progetto.
10 ottobre: BRANDING: MARKETING E COMUNICAZIONE NELL'ERA DIGITALE
Un focus sulle strategie di comunicazione più innovative: un percorso di definizione del proprio Brand e della sua promozione efficace per consolidarne la reputazione e aumentare le vendite.
17 ottobre: PITCH PERFECT: PRESENTAZIONE DELL’IDEA!
Conquistare l’attenzione di nuovi collaboratori e potenziali investitori, imparando a trasmettere in pochi minuti, ma in modo convincente e coinvolgente, il valore della propria idea.
Il corso è realizzato da Donne al quadrato – Global thinking Foundation, nell’ambito del progetto Effe, sostenuto dalla Fondazione Social, e realizzato dall’Associazione Don Angelo Campora e dall’APS Colibrì.
Sono partner del progetto: la CGIL di Alessandria, l’APS Cambalache, il Comune di Alessandria, il Cissaca, l’ASM Costruire Insieme, la cooperativa Semi di Senape, l’Associazione Cultura e Sviluppo, Radio Gold
Info: Associazione Colibrì cell. 3337855274 colibriassociazione.al@gmail.com
PENSIERI SCOMODI PER LE VACANZE
Nelle scorse settimane i giornali di tutto il mondo hanno pubblicato una foto devastante, allegata a questo articolo: una madre con il viso affondato nella sabbia, con le braccia aperte come di chi crolla senza forze e, accanto, una bimba anch’essa con il viso nella sabbia del deserto con una mano sotto il corpo della mamma.
Forse siamo assuefatti da immagini che ci addolorano, sì, ma poi la vita ha i suoi problemi, le sue necessità, i suoi progetti, le sue proiezioni nel futuro. E dopo qualche attimo di sconforto tutto ritorna come prima.
I corpi dei migranti che galleggiano senza vita davanti alle nostre spiagge, in un Mediterraneo che Papa Francesco ha definito il più grande cimitero del mondo, ci preoccupano ma il retro pensiero è quello di demandare le responsabilità ai governi degli Stati africani che ce li mandano e a quelli europei che li respingono. In questo balletto la sorte peggiore, la morte, tocca a migliaia di esseri umani.
La televisione, anche con i suoi talk show – che spesso diventano pollai dove le voci dei partecipanti si sovrastano – non aiuta a capire e ad approfondire gli avvenimenti. La carta stampata offre, oltre alle notizie, inchieste capaci di portare il lettore alle fondamenta dei problemi. Che, spesso e sovente hanno radici storiche molto lontane e che non possiamo eludere facendo spallucce. E l’appello di Alex Zanotelli che pubblichiamo in queste pagine ne è una testimonianza. Da decenni, poi, veniamo posti di fronte ad avvertimenti scientifici sui rischi climatici. Gli sconvolgimenti del tempo si sono fatti sempre più ravvicinati. Se pensiamo all’alluvione del 1994 che ha colpito Alessandria con i suoi tredici morti, e potessimo sfogliare virtualmente le notizie giornalistiche di altre alluvioni, di trombe d’aria devastanti, di piogge o grandinate improvvise che distruggono colture, boschi, case, ponti, strade, ci accorgeremmo dell’accelerazione di questi fenomeni e della loro sempre più sorprendente capacità distruttiva.
Tuttavia, si sta ripetendo la sceneggiata del Covid con la minimizzazione delle cause degli avvenimenti atmosferici – qualche esponente governativo ha detto che in estate ha sempre fatto caldo e in inverno ha sempre fatto freddo! – tentando di insinuare dubbi sulle analisi scientifiche sull’inquinamento come causa prima dei danni ambientali. È comprensibile la difficoltà dell’abbandono di certi stili di vita rinunciando a determinati piaceri, che magari sono stati creati artificialmente a fini di lucro, però la realtà che abbiamo davanti a noi e le proiezioni della scienza per quanto ci riserva il futuro richiede, perlomeno, un minimo di saggezza e di consapevolezza di fronte al ritmo di vita attuale che continua ad erodere risorse ai nostri figli e ai nostri nipoti. In questo periodo di vacanze che stiamo per iniziare sarebbe forse utile leggere, o rileggere, l’enciclica “Laudato sì” di Papa Francesco.
E, nonostante le riflessioni catastrofiche vorrei richiamare una affermazione contenuta al n. 61 dell’Enciclica: “La speranza ci invita a riconoscere che c’è sempre una via di uscita, che possiamo sempre cambiare rotta, che possiamo sempre fare qualcosa per risolvere i problemi”.
Marco Caramagna
ROMPIAMO IL SILENZIO SULL’AFRICA
Padre Alex Zanotelli, missionario comboniano che ha vissuto per anni con i poveri della discarica di Nairobi, ha lanciato il messaggio che vi proponiamo nel 2019 e oggi ha chiesto ai giornalisti italiani di riproporlo.
“Non vi chiedo atti eroici, ma solo di tentare di far passare ogni giorno qualche notizia per aiutare il popolo italiano a capire i drammi che tanti popoli africani stanno vivendo. Scusatemi se mi rivolgo a voi in questa torrida estate, ma è la crescente sofferenza dei più poveri ed emarginati che mi spinge a farlo. Per questo, come missionario e giornalista, uso la penna per far sentire il loro grido, un grido che trova sempre meno spazio nei mass-media italiani, come in quelli di tutto il modo del resto. Trovo infatti la maggior parte dei nostri media, sia cartacei che televisivi, così provinciali, così superficiali, così ben integrati nel mercato globale.
So che i mass-media , purtroppo, sono nelle mani dei potenti gruppi economico-finanziari, per cui ognuno di voi ha ben poche possibilità di scrivere quello che veramente sta accadendo in Africa.
Mi appello a voi giornalisti/e perché abbiate il coraggio di rompere l’omertà del silenzio mediatico che grava soprattutto sull’Africa. È inaccettabile per me il silenzio sulla drammatica situazione nel Sud Sudan (il più giovane stato dell’Africa) ingarbugliato in una paurosa guerra civile che ha già causato almeno trecentomila morti e milioni di persone in fuga. È inaccettabile il silenzio sul Sudan, retto da un regime dittatoriale in guerra contro il popolo sui monti del Kordofan, i Nuba, il popolo martire dell’Africa e contro le etnie del Darfur.
È inaccettabile il silenzio sulla Somalia in guerra civile da oltre trent’anni con milioni di rifugiati interni ed esterni. È inaccettabile il silenzio sull’Eritrea, retta da uno dei regimi più oppressivi al mondo, con centinaia di migliaia di giovani in fuga verso l’Europa. È inaccettabile il silenzio sul Centrafrica che continua ad essere dilaniato da una guerra civile che non sembra finire mai. È inaccettabile il silenzio sulla grave situazione della zona saheliana dal Ciad al Mali dove i potenti gruppi jihadisti potrebbero costituirsi in un nuovo Califfato dell’Africa nera. È inaccettabile il silenzio sulla situazione caotica in Libia dov’è in atto uno scontro di tutti contro tutti, causato da quella nostra maledetta guerra contro Gheddafi. È inaccettabile il silenzio su quanto avviene nel cuore dell’Africa , soprattutto in Congo, da dove arrivano i nostri minerali più preziosi.
È inaccettabile il silenzio su trenta milioni di persone a rischio fame in Etiopia, Somalia , Sud Sudan, nord del Kenya e attorno al Lago Ciad, la peggior crisi alimentare degli ultimi 50 anni secondo l’ONU.
È inaccettabile il silenzio sui cambiamenti climatici in Africa che rischia a fine secolo di avere tre quarti del suo territorio non abitabile. È inaccettabile il silenzio sulla vendita italiana di armi pesanti e leggere a questi paesi che non fanno che incrementare guerre sempre più feroci da cui sono costretti a fuggire milioni di profughi. (Lo scorso anno l’Italia ha esportato armi per un valore di 14 miliardi di euro!).
Non conoscendo tutto questo è chiaro che il popolo italiano non può capire perché così tanta gente stia fuggendo dalle loro terre rischiando la propria vita per arrivare da noi. Questo crea la paranoia dell’“invasione”, furbescamente alimentata anche da partiti xenofobi. Questo forza i governi europei a tentare di bloccare i migranti provenienti dal continente nero con l’Africa Compact , contratti fatti con i governi africani per bloccare i migranti. Ma i disperati della storia nessuno li fermerà.
Questa non è una questione emergenziale, ma strutturale al sistema economico-finanziario. L’ONU si aspetta già entro il 2050 circa cinquanta milioni di profughi climatici solo dall’Africa. Ed ora i nostri politici gridano: «Aiutiamoli a casa loro», dopo che per secoli li abbiamo saccheggiati e continuiamo a farlo con una politica economica che va a beneficio delle nostre banche e delle nostre imprese, dall’ENI a Finmeccanica.
E così ci troviamo con un Mare Nostrum che è diventato Cimiterium Nostrum dove sono naufragati decine di migliaia di profughi e con loro sta naufragando anche l’Europa come patria dei diritti. Davanti a tutto questo non possiamo rimane in silenzio. (I nostri nipoti non diranno forse quello che noi oggi diciamo dei nazisti?).
Per questo vi prego di rompere questo silenzio-stampa sull’Africa, forzando i vostri media a parlarne. Per realizzare questo, non sarebbe possibile una lettera firmata da migliaia di voi da inviare alla Commissione di Sorveglianza della RAI e alla grandi testate nazionali? E se fosse proprio la Federazione Nazionale Stampa Italiana (FNSI) a fare questo gesto? Non potrebbe essere questo un’Africa Compact giornalistico, molto più utile al Continente che non i vari Trattati firmati dai governi per bloccare i migranti?
Non possiamo rimanere in silenzio davanti a un’altra Shoah che si sta svolgendo sotto i nostri occhi. Diamoci tutti/e da fare perché si rompa questo maledetto silenzio sull’Africa”.
L’IMPEGNO DI ME.DEA
PER PROMUOVERE RELAZIONI PARITARIE
Con il progetto #SAVE
coinvolti 300 studenti e 60 insegnanti
É iniziato a metà febbraio e si chiuderà entro l’autunno il nuovo progetto di sensibilizzazione e prevenzione dell’Aps me.dea. Dopo il “good game” dello scorso anno, che aveva toccato le società sportive e contribuito a promuovere i valori dello sport nelle relazioni amicali e affettive, questa volta c’è #SAVE a far comprendere ai più giovani l’importanza di usare le parole giuste, prevenire e riconoscere atti discriminatori, esprimere le proprie fragilità relazionali. #SAVE è l’acronimo di Sensibilization Against ViolEnce ed è stato avviato grazie a un finanziamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri-Dipartimento Pari Opportunità, in collaborazione con la Regione Piemonte.
Il progetto si è articolato in più percorsi di formazione rivolti in parallelo a studenti e docenti di 5 istituti scolastici superiori del territorio per un totale di 9 classi di 3° e 4° coinvolti e loro insegnanti: Istituto Tecnico Industriale Statale I.T.I.S. Alessandro Volta di Alessandria, Istituto di Istruzione Superiore “Vinci-Nervi-Fermi” di Alessandria, Istituto Superiore “A. Sobrero" di Casale Monferrato, Istituto Superiore “Le@rdi” di Casale Monferrato e ForAl, ancora di Casale. Complessivamente il progetto ha interessato circa 300 studenti e 60 insegnanti, attraverso 36 laboratori e 4 incontri con i docenti; nel mese di settembre si svolgeranno gli ultimi incontri previsti con gli insegnanti.
I percorsi formativi sono stati realizzati grazie alla collaborazione tra la capofila A.P.S. me.dea, l’A.P.S. Penelope, associazione di Casale impegnata nel contrasto alla povertà educativa, attraverso sportelli pedagogici, progetti, percorsi formativi, laboratori, nell’ambito preventivo-educativo-pedagogico, e Fuoricampo Film, collettivo di filmmaker torinesi attivo da anni della realizzazione di cortometraggi, videoclip e documentari, con cui me.dea ha attivato da qualche anno una proficua collaborazione. In particolare Fuoricampo Film ha documentato l’intero percorso progettuale e nelle prossime settimane produrrà un video-racconto, con le voci dei protagonisti.
“I laboratori sono stati impegnativi, ma altrettanto stimolanti – dichiara Chiara Pretato, responsabile del Gruppo Prevenzione dell’Aps me.dea e referente progettuale. Ogni volta che ci confrontiamo con giovani uomini e donne tocchiamo con mano la fragilità del loro mondo, profondamente sconvolto dall’esperienza del Covid oltre che dai cambiamenti tipici della loro età, e comprendiamo quanto sia importante offrire loro spazi di condivisione e strumenti per poter riconoscere le emozioni proprie e altrui, nella costruzione di relazioni paritarie”.
“#SAVE è esemplificativo del lavoro che me.dea da anni porta avanti per contribuire a instaurare un processo di cambiamento sociale e culturale, improntato al rispetto e alla parità di genere e al contrastato di ogni forma di violenza nei confronti di bambine, ragazze, donne – afferma Sarah Sclauzero, presidente Aps me.dea. Aumentare la consapevolezza delle nuove generazioni su questi temi è indispensabile per interrompere la scia di violenze e soprusi sulle donne a cui la società sembra essersi assuefatta, allo stesso tempo è importantissimo poter contare, nelle scuole e in altri contesti educativi, su adulti sensibili e formati. A nome dell’associazione ringrazio i dirigenti scolastici, gli insegnanti e gli studenti che hanno risposto con entusiasmo alla nostra proposta e la Regione Piemonte, per l’insostituibile supporto che da anni fornisce ai centri antiviolenza, consentendoci di svolgere un lavoro di prevenzione, che produce benefici sull’intera comunità”.
MONSIGNOR LUIGI BETTAZZI
VESCOVO DEL CONCILIO
“Lo Spirito Santo i vescovi a volte li fa con il becco e a volte con la coda”. E’ una affermazione allegra di monsignor Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea, scomparso il 16 luglio a 99 anni. Lui, ultimo vescovo italiano che ha partecipato al Concilio Ecumenico Vaticano II, lo Spirito Santo l’aveva fatto veramente con il becco. E i doni ricevuti ha saputo offrirli a tutti, soprattutto ai poveri e agli ultimi, agli “scarti” come li definisce Papa Francesco. E insieme ai doni ha fatto fruttificare anche i talenti che gli sono stati donati. A cominciare dal dono della parola che gli ha permesso di annunciare “la Parola che non passa” con tutti i mezzi di comunicazione che ha avuto a disposizione.
Monsignor Bettazzi ha incarnato veramente il messaggio del Concilio: dall’incontro con gli uomini e le donne che incontrava scaturiva sempre un confronto teso a costruire ciò che ci unisce piuttosto ciò che ci divide; dall’impegno per la pace che lo portò a presiedere Pax Christi, dal 1968 al 1985, alla sua intensa e appassionata attività di propugnatore delle linee conciliari per rinnovare una Chiesa che, nonostante la guida illuminata e sapiente di Papa Francesco, dopo mezzo secolo stenta a trovare la volontà di attualizzare le linee guida del Concilio nell’annuncio e nell’attuazione del Vangelo.
Don Luigi, come voleva essere chiamato, è stato un autentico testimone del Vangelo con una visione della Chiesa completamente diversa da quella gerarchica. In un’intervista trasmessa il 18 luglio scorso da TV2000 spiegò all’intervistatore che prima del Concilio si è sempre pensato ad una Chiesa a forma di piramide dove in cima vi era il Papa, poi i Vescovi, i preti e, infine, il popolo di Dio. Invece, monsignor Bettazzi spiegò ai padri conciliari – e lo ha ripetuto decine di volte nei suoi interventi pubblici - che la Chiesa va intesa come una piramide capovolta con in cima il popolo di Dio.
Un altro aspetto della vita ecclesiale di monsignor Bettazzi era il suo essere schietto, autentico, trasparente. Ad un giovane prete che gli chiese di entrare in Pax Christi disse che era un modo per non fare carriera nella Chiesa. Questo episodio è narrato dallo stesso sacerdote sull’”Osservatore romano” del 18 luglio scorso. Quello stesso quotidiano che, nel 1977, bacchettò l’allora vescovo di Ivrea per aver scritto una lettera aperta al segretario del PCI dell’epoca, Enrico Berlinguer, pensando ai cattolici che hanno votato comunista ma che“sono cristiani, e non intendono rinunciare alla loro fede religiosa, e che anzi, forse nella sofferenza per la disobbedienza alla gerarchia, pensano così di promuovere una società più giusta, più solidale, più partecipata, quindi più cristiana”. Una evidente apertura di dialogo che denotava la sua grande fede nella capacità degli uomini di parlarsi, di incontrarsi, di confrontarsi per potersi capire. Era l’interpretazione autentica della costituzione conciliare “Gaudium et spes” sulla Chiesa nel mondo contemporaneo: “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore”.
Monsignor Luigi Bettazzi è stato un profeta – come don Primo Mazzolari, don Lorenzo Milani, don Tonino Bello – e, come tutti i profeti, non è stato compreso dalla gerarchia del suo tempo ma la sua testimonianza, come quella di tanti altri, sta crescendo in una Chiesa che deve ripensarsi alla luce delle indicazioni del Concilio, sempre più attuali nonostante sia passato oltre mezzo secolo dal temine dei lavori dei padri conciliari.
Marco Caramagna
ETERNIT BIS, LA LUNGA ATTESA DEL VERDETTO.
E ORA, SIGNOR SCHMIDHEINY,
COMPRI UNA CASA FARMACEUTICA
di Silvana Mossano
«(…) e il tormentato esaminator di sé stesso, per rendersi ragione di un sol fatto, si trovò ingolfato nell’esame di tutta la sua vita. Indietro, indietro, d’anno in anno, d’impegno in impegno, di sangue in sangue, di sceleraggine in sceleraggine: ognuna ricompariva all’animo consapevole e nuovo, separata dai sentimenti che l’avevano fatta volere e commettere, ricompariva con una mostruosità che quei sentimenti non vi avevano allora lasciato scorgere». [Alessandro Manzoni, I Promessi Sposi, Capitolo XXI, la notte dell’Innominato]
REPORTAGE UDIENZA 7 GIUGNO 2023 – CRONACA DI UNA LUNGA ATTESA
Stephan Schmidheiny, ultimo patron dell’Eternit in vita, è stato condannato: riconosciuto colpevole di omicidi plurimi colposi, pluriaggravati «dall’aver commesso il fatto con violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro» e anche «dall’aver agito nonostante la previsione dell’evento».
La Corte d’Assise di Novara, nell’aula magna dell’Università dove si è celebrato il processo Eternit Bis, gli ha inflitto 12 anni di reclusione. Il reato contestato è stato riqualificato da omicidio volontario (con dolo eventuale) a omicidio colposo (con colpa cosciente).
Ciò ha comportato che per un certo numero di casi sia stata dichiarata la prescrizione.
Analizziamo bene la sentenza.
C’è un primo gruppo di vittime (in tutto 147) per le quali l’imputato è stato condannato a 12 anni; questo gruppo, a sua volta, si distingue in un sottogruppo A (9 vittime) per il quale sono state addebitate a Schmidheiny entrambe le aggravanti (violazione delle norme di prevenzione e colpa cosciente) e in un sottogruppo B (138 vittime) per il quale gli è stata addebita solo l’aggravante della violazione delle norme.
C’è un secondo gruppo di vittime (in tutto 199) per le quali è scattata la prescrizione.
Quando è scattata la prescrizione? Nei casi in cui siano trascorsi almeno 15 anni dalla data del decesso. Ciò significa che le 199 vittime di questo secondo gruppo sono morte da più di 15 anni.
Altro interrogativo: nei confronti di questi 199 casi prescritti, Schmidheiny è colpevole? Nel nostro diritto processuale, se dagli atti emerge che l’imputato era innocente, anche quando un reato risulta prescritto il giudice non si limita a dichiarare di «non doversi procedere per intervenuta prescrizione», ma deve emettere specificatamente una sentenza di assoluzione (con le formule «perché il fatto non sussiste» o «per non aver commesso il fatto»). In questo caso, invece, per i 199 non è avvenuto così; pertanto, si ritiene ci fossero elementi probatori che avrebbero portato la Corte a emettere una sentenza di condanna per le responsabilità di morte anche nei confronti di questo gruppo, ma la prescrizione ha fatto da ghigliottina.
Laddove, invece, i giudici hanno riconosciuto che non c’erano prove per condannare, hanno emesso una specifica sentenza di assoluzione: per 46 vittime l’imputato è stato assolto. Le motivazioni della sentenza, che saranno depositate entro 90 giorni, spiegheranno se la decisione sia da attribuire a diagnosi incerte o alla difficoltà di associare la malattia a un preciso periodo di vita delle vittime a Casale.
L’imputato, oltre che alla interdizione dai pubblici uffici per 5 anni, è stato altresì condannato a risarcire in separate cause civili diverse parti costituite (tra cui Presidenza del Consiglio, Regione Piemonte, Provincia di Alessandria e Comune di Casale Monferrato). Fin da ora, però, la Corte ha disposto che Schmidheiny versi provvisionali immediatamente esecutive a favore di un lungo elenco di enti, sindacati, associazioni e singole parti lese. La più consistente è stata assegnata al Comune di Casale (50 milioni di euro), 30 milioni alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e mezzo milione di euro all’Afeva. In totale oltre 86 milioni di euro, cui si aggiunge l’obbligo di pagamento delle spese di costituzione delle parti civili per un ammontare superiore a 200 mila euro.
Si è concluso così, mercoledì 7 giugno, il giudizio di primo grado del processo Eternit Bis, dopo 42 udienze che si sono svolte lungo due anni, a partire dal 9 giugno 2021.
Il 1° giugno a Valenza
IL NUOVO ROMANZO DI SILVANA MOSSANO
“TUO PADRE SUONAVA L’ARMONICA”
L’autrice dialoga con Maurizio Primo Carandini
Giovedì 1 giugno alle ore 17.15 il Centro Comunale di Cultura di Valenza, in piazza XXXI Martiri, ospiterà l’incontro, organizzato in collaborazione tra il Comune di Valenza e l’Istituto Comprensivo Paolo e Rita Borsellino, con la giornalista e scrittrice Silvana Mossano che presenterà il suo ultimo romanzo “Tuo padre suonava l’armonica”, edizioni arabAFenice.
A dialogare con l’autrice sarà il Professor Maurizio Primo Carandini, Dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo Paolo e Rita Borsellino di Valenza.
Il romanzo narra le vicende di uomini e di donne che sopportano afflizioni e miserie in un confronto con l’avanzare della modernità. La vita quotidiana di una piccola comunità è scossa da inganni e morte violenta. Vecchi misteri e traffici illegali affioreranno a seguito di una disastrosa calamità naturale. A fare da sfondo alle vicende narrate è il Monferrato, terra di gente dalle cose semplici fatte con rigore.
Nel racconto sono presenti i temi cari alla Mossano quali la salvaguardia dell’ambiente, l’idea di un futuro legato al territorio e un dolceamaro ricordo dei tempi passati.
Durante l’incontro l’interprete Gabriele Stillitano leggerà alcuni passaggi del romanzo e l’Orchestra della Pascoli impreziosirà la serata con interventi musicali.
Biografia:
Silvana Mossano è nata a Casale Monferrato città dove vive e lavora. Ha iniziato l’attività di giornalista al bimestrale “Il Monferrato” passando poi al settimanale “La Vita Casalese” e al quotidiano “La Stampa” per il quale lavora attualmente. Nel 2010 ha pubblicato il libro inchiesta “Malapolvere” (ed. Sonda), racconto sul dramma dell’amianto, nel 2011 è uscito in eBook il romanzo “Il cortile” (ed. IoScrittore). Nel 2012 con la casa editrice Salani pubblica il romanzo “Un giorno arriverò”, vincitore della sezione narrativa del Premio Umanistico “Onor d’Agobbio”. Silvana Mossano è anche autrice di racconti e monologhi in spettacoli di teatro-canzone e scrive sul blog personale www.silmos.it.
Per informazioni:
Telefono 0131 949286
email: biblioteca@comune.valenza.al.it
La festa della Liberazione dal nazifascismo
25 APRILE IERI OGGI DOMANI
La Provincia di Alessandria è Medaglia d’Oro al Valor Militare per l’attività partigiana.
In queste settimane stiamo assistendo ad uno stillicidio quotidiano sul significato del 25 aprile, anniversario della Liberazione dal nazifascismo.
Una volta si afferma che i soldati uccisi nell’attentato partigiano di via Rasella, a Roma, non erano soldati nazisti ma una banda di musicisti; una volta si dice che i martiri delle Fosse Ardeatine furono uccisi perché italiani, negando la loro appartenenza alla Resistenza al nazifascismo; un’altra volta ancora che l’antifascismo non è citato nella Costituzione. E potremmo continuare nell’elencazione di affermazioni false nei confronti di una Storia che si vorrebbe riscrivere insultando i milioni di morti nei campi di concentramento nazisti e la collaborazione del fascismo italiano che non vuol fare i conti con il proprio passato.
Per la verità, la XII Disposizione transitoria e finale della Carta Costituzionale italiana recita: “È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”.
Ma la cadenza quasi quotidiana di attacchi ideologici fa balenare il sospetto che si tratti di una strategia ben congegnata che ha le radici in quella teoria delle “armi di distrazione di massa” capaci di distogliere l’attenzione dei cittadini dai veri problemi che li assillano.
Infatti, l’annuncio di un Consiglio dei Ministri il 1° maggio sul taglio del cuneo fiscale tre giorni prima del 25 aprile ha il sapore della confusione, nel tentativo di distrarre gli italiani da una ricorrenza che condanna inesorabilmente il fascismo con le sue torture, le sue privazioni delle libertà individuali e collettive, le sue violenze a uomini e donne, le sue negazioni dei diritti fondamentali, la sua connivenza con il nazismo e i suoi carnefici.
La pacificazione non significa dimenticare, bensì riconoscere gli errori commessi dai predecessori di coloro che, in qualche modo, si richiamano ancora al fascismo e alla sua ideologia.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha visitato nei giorni scorsi il campo di concentramento di Auschwitz e, nella ricorrenza del 25 aprile ha incontrato le popolazioni di Cuneo, Boves e Borgo San Dalmazzo, luoghi dove la ferocia dei nazifascisti si è manifestata con particolare odio verso popolazioni inermi. Un pellegrinaggio di testimonianza per chiedere di non dimenticare l’orrore di una guerra che non deve più tornare. Anche se a poche migliaia di chilometri, nel cuore dell’Europa, si sta combattendo un’altra resistenza del popolo ucraino contro l’invasore russo.
Noi alessandrini dobbiamo ricordarci che, nel 1996, la Provincia di Alessandria è stata insignita della Medaglia d’Oro al Valor Militare per l’attività partigiana, dall’allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. E vale la pena rileggere le motivazioni riportate nella Gazzetta Ufficiale: “Terra di antiche tradizioni di libertà, fedele alle sue glorie civili e sociali, le popolazioni dell’alessandrino, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, opposero una strenua resistenza alle forze germaniche di occupazione. Costituiti i Comitati di Liberazione Nazionale, iniziarono i moti di ribellione e lotta, cui presero parte numerose unità SAP e GAP e otto Divisioni partigiane. Nelle drammatiche battaglie del 5-11 aprile 1944, presso il Monastero della Benedicta, meno di mille partigiani, parte dei quali ancora disarmati, si difesero accanitamente di fronte alle soverchianti forze tedesche. Nell’impari lotta 96 partigiani vennero catturati, 79 caddero in combattimento, 350 furono fatti prigionieri e trasferiti nei campi di sterminio in Germania, dopo che 19 di loro erano stati fucilati al passo del Turchino, insieme ad altri 40 ostaggi. 15.680 partigiani combattenti della Provincia, di cui 585 Caduti e 75 uccisi per rappresaglia, oltre alle centinaia di cittadini feriti e mutilati a seguito di devastanti bombardamenti di Alessandria e di Novi Ligure, stanno a dimostrare l’asprezza della lotta fatta di sacrifici, privazioni e rappresaglia feroci. Contro quel regime del terrore, le popolazioni dell’alessandrino tradizionalmente pacifiche, seppero eroicamente manifestare tutto il loro amore per la libertà e la giustizia, a difesa di una Patria occupata ed oppressa. Provincia di Alessandria, settembre 1943 – aprile 1945”. Roma, 17 maggio 1996.
E vale la pena rileggere le memorabili pagine di Giampaolo Pansa sull’eccidio della Benedicta in “Guerra partigiana tra Genova e il Po”, edito da Laterza nel 1967.
“All’alba di venerdì 7 aprile, mentre più accanito riprendeva il rastrellamento dei partigiani dispersi sui monti, alla cascina Benedicta vennero iniziati i preliminari del massacro. Il ‘bando Graziani’ era esplicito: ‘La pena di morte (…) deve essere eseguita, se possibile, nel luogo stesso di cattura del disertore’. Settantacinque prigionieri vennero condotti nel cortile dell’antico convento: per la maggior parte erano giovani sui 19-20 anni. Un civile annotò i loro nomi; poi, spogliati di ogni effetto personale che servisse a riconoscerli, i partigiani vennero spinti a gruppi di cinque lungo il sentiero che porta al torrente Gorzente. Qui li attendeva un plotone di bersaglieri fascisti, comandato da un ufficiale tedesco.”
“Le esecuzioni, iniziate a metà mattina, proseguirono con ritmo meccanico sino al sesto scaglione, allorchè un patriota, nascosto su un costone dell’Arpescella e sconvolto da ciò che stava vedendo, scaricò il proprio mitragliatore contro la squadra fascista. I repubblichini si sbandarono e fuggirono verso la Benedicta. Poco dopo, però, le esecuzioni ripresero e continuarono per tutta la giornata. Giunta la sera, alcuni prigionieri furono costretti a scavare un’ampia fossa nella quale furono gettati novantasette cadaveri: settantacinque dei fucilati presso il Gorzente, gli altri di ‘ribelli’ catturati in combattimento nei dintorni e subito passati per le armi”.
Questa Storia non si può cancellare e sarebbe sufficiente un atto di buona volontà e di onestà intellettuale per riconoscere il fascismo come un male capace di uccidere la democrazia e, con essa, la libertà e i diritti fondamentali e inalienabili delle persone.
Marco Caramagna
VINCERE LA PAURA PUÒ SALVARE LA VITA
Alessandria presente in tutte le cronache nazionali e sulla prima pagina dell’ “Osservatore romano”. In positivo. Un brigadiere dell’Arma dei Carabinieri ha salvato dal suicidio una ragazza.
Nella tarda serata di martedì 3 aprile, infatti, una donna raggiunse l’asta che congiunge la parte pedonale a quella viabile del ponte Meier, sul fiume Tanaro ad Alessandria, telefonando alla madre che stava per gettarsi dal ponte. I carabinieri, avvertiti, raggiunsero il Meier con le auto senza sirene e senza lampeggianti. Di scatto, il vice brigadiere Salvatore Germanà, in servizio presso il Nucleo Radiomobile di Alessandria, non esitò a saltare il parapetto e ad avanzare sulla passerella per arrivare vicino a lei che, con i piedi penzoloni dalla trave senza protezioni minacciava di gettarsi nel vuoto sottostante, a venti metri dal letto del fiume asciutto. Naturalmente non voleva che il sottufficiale dell’Arma si avvicinasse ma la rivelazione a Salvatore del titolo di una canzone che proveniva dal cellulare della ragazza convinse il vice brigadiere a raggiungerla, riuscendo a sedersi vicino a lei e intavolando un dialogo, durato mezz’ora, i cui contenuti non è dato sapere perché Salvatore Germanà ha detto che “devono restare fra loro due”. Poi, con cautela, il “salvatore” di nome e di fatto si mise sullo stesso piano della donna manifestandole le proprie fragilità e dicendole che erano entrambi a rischio e che, se si fosse buttata, lui l’avrebbe seguita per salvarla. Ad un certo punto la donna si alzò barcollando e, raggiungendo la ringhiera, piano piano raggiunsero la salvezza grazie anche all’abbraccio degli uomini dell’Arma in attesa sul ponte.
“Non credo di aver fatto qualcosa di particolare – ha dichiarato il vice brigadiere Germanà a ‘La Stampa’ – anzi, rubo una frase al parroco del mio paese (Leonforte in provincia di Enna, ndr): il mio intervento è stato ordinario ma è diventato straordinario nel momento in cui sono diventato un punto di appiglio per questa ragazza”.
“Questa vicenda – commenta il direttore Andrea Monda sulla prima pagina dell’‘Osservatore romano’ del 6 aprile – avvenuta nel cuore della Settimana Santa, ha l’inconfondibile sapore della Pasqua. Non solo perché una persona ‘che era morta è tornata in vita’ ma per tutta una serie di dettagli e di sfumature che i cristiani dovrebbero saper cogliere”: lo stile del vice brigadiere che si avvicina alla ragazza disperata e in bilico sul baratro ci dice qualcosa dello stile di Dio che è fatto di vicinanza, di compassione e di tenerezza, come ci ricorda costantemente Papa Francesco.
Un episodio di cronaca che mette in evidenza un gesto di solidarietà che si affianca agli altri mille gesti di solidarietà quotidiana che anche le altre forze dell’ordine e i nostri connazionali, soprattutto del Sud dove sbarcano i migranti, compiono ogni giorno, accogliendo e aiutando coloro che fuggono da scenari di guerra, di povertà, di sfruttamento. Troppe volte, però, trovano una politica che li rifiuta e li respinge. Le paure sono alla base dei rifiuti e dei respingimenti ma se il vice brigadiere Salvatore Germanà si fosse lasciato sopraffare dalla paura forse quella ragazza giacerebbe nel greto del Tanaro.
Pasqua, invece, è la vittoria della fiducia e della speranza sulla paura. Pasqua è farsi prossimo come il Samaritano o cingersi un asciugamano e lavare i piedi a dieci giovani carcerati come ha fatto Papa Francesco il Giovedì Santo a Casal del Marmo. E questo gesto porta alla memoria, il coraggio e l’amore di don Angelo proprio per i giovani da recuperare alla speranza, al desiderio di prospettive autentiche per la vita. Pasqua è condividere le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce di coloro che ci circondano perché essere “esperti di umanità” permette agli uomini di evitare le strade dell’odio e della guerra.
Marco Caramagna
Alessandria
INAUGURATO IL MUSEO DEL CAPPELLO
NELLA SEDE STORICA DELLO STABILIMENTO “BORSALINO”
Presenti Anthony Delon e Paul Belmondo figli di Alain e Jean Paul
Il nuovo Museo Borsalino, nato dalla collaborazione fra Città di Alessandria e Fondazione Borsalino, è stato inaugurato il 4 aprile 2023, in occasione del 166° anniversario della fondazione del cappellificio.
Villa Borsalino, storica dimora alessandrina della dinastia di cappellai, ha ospitato autorità politiche e stakeholders per i tradizionali discorsi di apertura. L’evento è proseguito di fronte all’ingresso del Museo Borsalino, dove il Sindaco di Alessandria Giorgio Abonante ha affidato le chiavi al Presidente della Fondazione Borsalino Philippe Camperio, sancendo ufficialmente l’apertura dello spazio museale. Dopo l’apertura delle porte è stato dedicato un momento speciale al legame antico fra Borsalino e il mondo del cinema. Legame, che nel 1970 ha dato vita a un evento senza precedenti: Borsalino ha concesso l’uso del proprio marchio a una produzione cinematografica ambientata negli anni Trenta, con Alain Delon e Jean-Paul Belmondo. L’automobile utilizzata nel film, una Fiat 514 d’epoca, è stata svelata di fronte all’ingresso del Museo con a bordo gli eredi dei due mitici attori protagonisti: Anthony Delon e Paul Belmondo. La foto scattata di fronte al Museo è destinata a rimanere nella storia di Borsalino.
Il Museo Borsalino sarà visitabile dal martedì alla domenica dalle 10.00 alle 19.00 (ultimo ingresso ore 17.30).
Informazioni utili
Dove: corso Cento Cannoni, 21 – 15121 Alessandria
Orari: dal martedì alla domenica, dalle 10,00 alle 19,00 (ultimo ingresso ore 17,30)
Aperture straordinarie: lunedì 10 aprile; lunedì 1 maggio
Tariffe: Intero 12 € - Ridotto 10 €
Per i residenti nel Comune di Alessandria: Intero 8 € - Ridotto 6 €
Informazioni e prenotazioni: www.borsalinomuseum.com
I 75 anni della Carta Costituzionale
BUON COMPLEANNO COSTITUZIONE ITALIANA
Viaggio attraverso un percorso personale con gli insegnamenti della famiglia e di don Angelo e gli studi universitari. Mai perdere di vista le libertà e i diritti conquistati per evitare di rimpiangerli. Senza dimenticare i doveri.
La Costituzione Italiana ha compiuto 75 anni.
Il 27.12.1947 il Capo dello Stato Provvisorio, Enrico De Nicola, la firma e il Presidente dell’Assemblea Costituente, Umberto Terracini, il Presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi, ed il Guardasigilli, Giuseppe Grassi, la controfirmano. Il Presidente De Nicola dichiara: “L’ho letta attentamente. Possiamo firmare con sicura coscienza”.
Ed il nostro Presidente della Repubblica é il capo dello Stato e rappresenta l’unità Nazionale ai sensi dell’art. 87 della Costituzione.
Sia mio marito sia io abbiamo avuto il privilegio di laurearci con una tesi in Diritto Costituzionale all’Università di Genova ed é una curiosità che la nostra Carta ci abbia accompagnato in uno dei primi appuntamenti in cui ci siamo incontrati. Poteva essere proprio il primo.
Piero era un po’ più grande di me ed era in procinto di sostenere l’esame di Diritto Costituzionale. Aveva con sé una Costituzione in versione tascabile. Io la presi e cominciai a dirgli i numeri degli articoli, aspettando la risposta da lui. Piero era pronto e di ogni articolo mi diceva il contenuto con esattezza. Eravamo seduti al tavolino di un bar in una Piazza di Alessandria.
Quando é intervenuto all’ultimo Festival di Sanremo, Benigni, presente come Ospite d’Onore il nostro Presidente della Repubblica Mattarella, ha richiamato l’art. 21 della Costituzione: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure…”
Saggia scelta.
Guardiamo intorno nel mondo e proviamo sdegno e orrore per tutti quei regimi ove manifestare il proprio pensiero é vietato e perseguito, ove la Stampa é impedita nello svolgimento della sua funzione.
Le libertà non sono mai scontate. Vanno protette. Per noi e per gli altri.
Ed i valori di civiltà e democrazia vanno propugnati e mai abiurati.
Sono beni irrinunciabili, come l’aria e l’acqua. Non c’é vera persona umana senza le libertà.
La suddivisione della nostra Carta: Principi Fondamentali; Diritti e Doveri dei Cittadini (Rapporti Civili, Rapporti etico-Sociali, Rapporti Economici, Rapporti Politici); Ordinamento della Repubblica (Il Parlamento, Il Presidente della Repubblica, La Magistratura, Le Regioni, le Provincie, i Comuni, Garanzie Costituzionali). Di una chiarezza rassicurante.
Le principali libertà ed i principali diritti sanciti dalla nostra Costituzione: la libertà personale inviolabile, il domicilio inviolabile, la libertà di circolare e soggiornare liberamente, il diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi, il diritto di associarsi liberamente, il diritto di professare liberamente la propria fede religiosa, il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e con ogni altro mezzo di diffusione, il diritto alla salute, il diritto allo studio, i diritti della famiglia, il diritto al lavoro e ad una retribuzione proporzionata con una disciplina particolare a tutela della donna lavoratrice e del lavoro dei minorenni e, per gli inabili al lavoro, diritto al mantenimento e all’assistenza sociale, il diritto di difesa, di agire in giudizio per la tutela dei propri diritti ed interessi legittimi, il diritto di proprietà.
La Costituzione garantisce l’elettorato attivo e passivo e il diritto di associarsi liberamente in partiti politici.
Garantisce tutele a protezione della capacità giuridica, della cittadinanza, del nome.
Riserva alla legge l’individuazione del giudice naturale, delle sanzioni penali e delle misure di sicurezza, la disciplina degli ambiti che comportino limiti all’esercizio di libertà e diritti.
I valori fondanti ed i diritti e libertà ivi proclamati hanno trovato corrispondenza nella legislazione sovranazionale dell’Unione Europea.
L’art.1 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, intitolato
“Obbligo di rispettare i diritti dell’uomo” statuisce: “Le Alte parti contraenti riconoscono a ogni persona sottoposta alla loro giurisdizione i diritti e le libertà enunciati nel Titolo primo della presente Convenzione”.
Ed in questo Titolo primo sono enunciati: diritto alla vita, proibizione della tortura, proibizione della schiavitù e del lavoro forzato, diritto alla libertà e sicurezza, diritto a un equo processo, nulla poena sine lege, diritto al rispetto e alla vita familiare, libertà di pensiero, di coscienza e di religione, libertà di espressione, libertà di riunione e di associazione, diritto al matrimonio, diritto a un ricorso effettivo, divieto di discriminazione.
Mi sono chiesta: “Quali articoli della nostra Costituzione vorresti ricordare per primi?”
La risposta é: “Gli articoli 2 e 3”.
L’art. 2: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazione sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.”
L’art. 3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
Tralasciando commenti di ordine Costituzionale, che spettano ai Costituzionalisti, non permettendomi certo io di azzardare incursioni nel loro campo, mi limiterò a raccontare come, da semplice cittadina, sono stata “educata” alla conoscenza ed applicazione dei principi e dei valori contenuti in questi articoli.
È stata la mia famiglia, durante la mia infanzia ed adolescenza, e, più tardi, a completamento, è stato don Angelo Campora, ad insegnarmi il rispetto dei diritti inviolabili dell’uomo e dei principi di pari dignità sociale e di uguaglianza.
In particolare, mia mamma interveniva sempre, ogni volta in cui nei fatti o nel discorrere o in televisione o nei libri veniva toccato un diritto o una libertà, per affermare che essi esistevano e che bisognava lottare per difenderli. Mi fu spiegato dell’ingiustizia della schiavitù, del fatto che il suffragio universale fu una conquista faticosa, dell’orrore del razzismo e dello sterminio degli Ebrei, dell’insopportabile diseguaglianza tra uomo e donna anche in ambito familiare. Con nonna Mary, quando di pomeriggio andavo a studiare dai nonni mentre i miei genitori erano al lavoro, venni a conoscere il disumano sfruttamento dei “carusi” delle zolfare da parte dei “picconieri” verso la fine dell’ ’800. Ed ancor più mi disgustò sapere dai miei che c’erano ancora luoghi in cui un tale sfruttamento dei bambini e ragazzi era ancora attuale.
Dai miei genitori fui rassicurata circa il fatto che in Italia negli ospedali erano garantite cure mediche anche ai poveri e mi parve una vera assurdità che altrove ciò non fosse garantito. Fin da bambina sentii come insopportabile l’idea che un malato povero non potesse (rectius “dovesse”) essere curato.
Quanto alla pari dignità ed uguaglianza, ancora oggi ricordo mamma Luciana mentre me le spiegava. Con parole semplici. Con poche parole. Tutti gli uomini nascono nello stesso modo. Respirano, bevono, mangiano, vanno al bagno ed esalano l’ultimo respiro allo stesso modo. Tutti, dal Prefetto al Barbone. Tutti siamo uguali, con la stessa dignità che ci deriva dall’essere Persone. Chi se ne dimentica e tratta il Prossimo facendo differenze é in errore. Si sbaglia.
La chiarezza e la decisione di mia mamma non avrebbero reso necessario che l’insegnamento fosse ripetuto, ma, trovandoci insieme, a fronte di qualche situazione, capitava che lei od io ritornassimo sulle considerazioni già fatte.
Rispetto agli esempi degli insegnamenti familiari ricevuti potrei dilungarmi molto, ma mi fermo qui.
Mi soffermo ancora sul “completamento” a livello educativo datomi da don Angelo.
È stato lui ad illuminarmi circa l’importanza di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione politica, economica e sociale” di cui al secondo comma dell’art. 3 Cost.
La nostra Costituzione attribuisce alla Repubblica, quale suo “compito” di “rimuovere” questi ostacoli. Compito essenziale affinché i diritti garantiti a tutti possano effettivamente essere esercitati da tutti.
Ed al perseguimento dell’effettività della tutela giuridica dei diritti é impregnata tutta la Costituzione.
Si veda l’art. 34: “La Scuola é aperta a tutti.
L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni (art.1,c.622 L.n.296/2006 ha elevato a dieci anni) é obbligatoria e gratuita.
I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere I gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altere provvidenze che devono essere attribuite per concorso.”
L’art. 2, seconda parte, meriterebbe una riflessione a parte. Riguarda l’ “l’adempimento dei doveri inderogabili” altresì richiesti dalla Repubblica.
Mi limiterò a ricordare la mia Prof. Mazzoglio che mi insegnava Storia alle Medie Inferiori. Ammoniva che, a fronte dei diritti, ci sono dei doveri. Cara e brava, la mia insegnante! Non so se, all’epoca, l’Educazione Civica fosse contemplata nel programma delle Medie Inferiori, ma lei ci aveva dato un’infarinatura della nostra bella Costituzione.
Molto significativa, comunque, é la richiesta da parte della Repubblica, di cui all’art. 2, di adempimento dei doveri, specifichi “inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” .
La nostra é una Repubblica che riconosce la SOLIDARIETÀ come dovere inderogabile, in tutte le sue estrinsecazioni politiche, economiche e sociali.
Persino all’art. 4, laddove viene riconosciuto il diritto al lavoro a tutti i cittadini e si investe la Repubblica di promuovere le condizioni che rendano effettivo questo diritto, la nostra Costituzione recita: “…Ogni Cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”.
A questo punto delle mie riflessioni, a fronte della difficoltà a reperire posti di lavoro, qualcuno potrebbe tacciare quest’ultima parte dell’art. 4 di essere utopistica, antiquata e non più attuale.
A costui risponderei, senza esitazione, che non é la nostra Carta a dover cambiare. La Repubblica e tutti noi dobbiamo adoperarci affinché gli ostacoli vengano rimossi e si ricreino le condizioni che rendano effettivo l’esercizio del diritto al lavoro, proprio come sancito dal secondo comma dell’art. 3 sopra riportato.
Coraggio! Non rinunciamo a volare “alto” come indicato dai nostri Costituenti.
A difendere la nostra Carta é preposta la Corte Costituzionale che viene chiamata dai Giudici dei Tribunali a valutare sulla conformità delle leggi alla Costituzione. Quando la Corte ravvisa che una certa disposizione di legge viola uno o più principi costituzionali, ne dichiara l’illegittimità costituzionale e, con ciò, la “elimina”.
La Corte, con le sue pronounce, svolge altresì un compito di “indirizzo” nei confronti del Parlamento. Così, di recente, riguardo la tutela dei diritti dei bambini, figli nati all’estero con la “gestazione per altri”, con due sentenze, nel 2021, ha affermato l’esistenza di un grave vuoto di tutela e ha rivolto al Parlamento un monito affinché il Parlamento colmi tale vuoto.
Con riferimento all’ergastolo ostativo, alla diffamazione a mezzo stampa e al fine vita, la Corte ha indicato al Parlamento un termine per provvedere. In questi casi non c’é ancora un giudizio di incostituzionalità; c’é un “invito” al Parlamento a disciplinare con una legge, esercitando la propria funzione.
Sull’argomento, di recente, il 15.03.u.s., sul giornale La Stampa é stata pubblicata un’intervista a Giovanni Maria Flick, Presidente emerito della Corte Costituzionale il quale, con semplicità, ha spiegato questo compito di indirizzo che si colloca nel quadro di dialettica collaborativa tra i nostri organi costituzionali e a rilevanza costituzionale.
Chiudo le mie riflessioni con una considerazione che per un cittadino europeo potrebbe risultare “normale”, ma che, invece, considerata la realtà internazionale, anche a ridosso dell’Europa, risulta soltanto riferibile ad un certo numero di Stati.
L’Italia é una solida democrazia in cui la Costituzione e l’ordinamento garantiscono ai cittadini libertà e diritti e forniscono al “Sistema Stato” strumenti e meccanismi di protezione e di reazione avverso gli attacchi che cercassero di insidiare i nostri principi ed i nostri valori fondanti.
Sicuramente il nostro sistema presenta criticità ed é da migliorare, ma le sue fondamenta sono solide ed i suoi impianti robusti.
Buon compleanno, Costituzione Italiana!
Bruna Bruni
Primo anno di attività per il Progetto Effe,
nato per promuovere l’autonomia delle donne
in condizione di fragilità
Ha compiuto un anno il 1° marzo scorso il progetto Effe – promosso dall’Associazione Don Angelo Campora e dall’APS Colibrì, e sostenuto dalla Fondazione Social – Bando 2021, che ha come obiettivo promuovere la libertà, l’autodeterminazione e l’autonomia delle donne in situazione di fragilità sociale, sostenendole e accompagnandole nel superamento delle difficoltà del quotidiano ma soprattutto attivandole nell’inserimento o reinserimento lavorativo. La proposta e il lavoro svolto in questi mesi soèno il risultato virtuoso di un proficuo rapporto di collaborazione e scambio di conoscenze e saperi tra donne dell’associazionismo femminile, responsabili dei servizi territoriali e del no profit, organizzazioni sindacali e mondo del lavoro. Ciò che accomuna le donne più in difficoltà è la mancanza di un proprio reddito che, oltre a limitare l’uscita dalla condizione di vulnerabilità e spesso di sfruttamento o di maltrattamento, rende ancora più difficile la costruzione di un reale percorso di autonomia.
Le azioni intraprese in questo anno hanno puntato essenzialmente su alcune aree di intervento: la formazione, il lavoro, la rete di comunità. Sono stati in particolare realizzati:
• Un corso per baby sitter di 36 ore per 19 iscritte, molte delle quali hanno trovato lavoro presso famiglie, in cooperative di servizi socio-educativi, o hanno optato per percorsi studio-lavoro all’estero come ragazze alla pari.
• Uno Sportello di sostegno all’autonomia delle donne – uno spazio fisso di consulenza/supporto alle donne più fragili nei loro percorsi di autonomia, presso il centro Famiglia Monditondi, via Cornaglia 29, con 2 aperture settimanali e operatori della coop. Semidisenape, che hanno accolto e accompagnato decine di donne in collaborazione con consulenti legali, finanziari, sociali, sanitari, educativi.
• La Rete delle professioniste – il coinvolgimento di professioniste locali (avvocati, commercialiste, bancarie, psicologhe, medici e paramedici, settore wellness e sportivo, …) che hanno costituito una rete di sostegno per donne in difficoltà, con attività volontarie o a prezzo calmierato.
• TRAL – la realizzazione di 3 percorsi sulla ricerca attiva del lavoro (uno di prossimo avviamento dal 14 marzo presso la Biblioteca F. Calvo di Alessandria) per giovani e mamme in cerca di occupazione, a cura dell’Informagiovani dell’ASM Costruire Insieme. Per le iscrizioni tel. 800116667 www.informagiovani.al.it
• Corsi di italiano per la patente – in considerazione dell’alto numero di richieste il corso è stato replicato 3 volte, e ci sarà una ulteriore edizione nei prossimi mesi, in collaborazione con l’Aps Cambalache. I corsi hanno supportato le mamme con un servizio custodia bimbi presso il Centro Famiglia Monditondi.
• Corsi base per l’utilizzo del pc – doveva essere la sperimentazione di un corso rivolto alle donne che non dispongono di un pc o che non hanno mai provato ad utilizzarlo, ma le numerosissime richieste di partecipazione hanno visto la realizzazione già di 2 corsi di 3 incontri nei mesi di gennaio e febbraio, e la programmazione di altri 2 corsi nei mesi di marzo e aprile.
• Corso per animatori – un corso di 50 ore, di cui 20 di tirocinio presso centri estivi e servizi socio-educativi, per max 20 iscritti. Le iscrizioni sono aperte fino al 31/3 e il corso si svolgerà da aprile a luglio p.v. Per info: associazionecampora@gmail.com.
• Sperimentazione sostegno microprogetti di impresa di donne singole o in gruppo – sono già una decina le donne che hanno fruito di un accompagnamento e sostegno per microprogetti di autonomia lavorativa in collaborazione con il microcredito della SAOMS, per ampliare le proprie possibilità occupazionali in termini di formazione e di strumenti di accessibilità al lavoro.
• Fondo per pagamento baby sitter a mamme lavoratrici in difficoltà – un supporto per azioni di conciliazione casa-lavoro, in raccordo con il progetto Adozione a km 0, che da anni assiste e supporta mamme lavoratrici con figli in età 06. È un intervento molto richiesto ma di cui il territorio è decisamente sprovvisto, anche se spesso è l’unico modo per le mamme sole senza reti parentali, di mantenere/ottenere un’attività lavorativa.
Il progetto, che proseguirà fino a settembre 2023, si propone, come sfida, dare fiducia e scommettere sulle competenze/potenzialità/risorse presenti o da implementare delle donne, per la realizzazione di aspirazioni/sogni che non rispondono soltanto ad esigenze di “sostentamento” ma anche a soddisfare il loro bisogno di realizzazione personale e professionale.
“La nostra missione vuole essere fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignità e saggezza: una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarietà con le altre donne”.
Per informazioni:
associazione Don Angelo Campora – associazionecampora@gmail.com
Aps Colibrì – colibriassociazione.al@gmail.com
Ivana cell. 3337855274
Cecilia cell. 3493756387
Le diverse iniziative stanno impegnando l’Associazione Don Angelo Campora e l’APS Colibrì, insieme a tutti gli altri partner (cooperativa Semidisenape, SAOMS di Capriata d’Orba, CGIL di Alessandria, Radiogold, Comune di Alessandria, Cissaca, ASLAL – SerD, APS Cambalache, Global Thinking Foundation, Informagiovani ASM Costruire Insieme, Associazione Cultura e Sviluppo)
Progetto “EFFE”
Corso per animatori
Un’offerta formativa per dare competenze, sicurezza ed entusiasmo a chi vuole condurre attività ludiche, espressive e culturalidi Silvana Mossano
Sono aperte le iscrizioni al corso per animatori a cura dell'associazione Don Angelo Campora odv e dell’Aps Colibrì, nell’ambito del progetto Effe.
La formazione prevede 10 incontri di 3 ore il venerdì pomeriggio o il sabato mattina e si terrà nei prossimi mesi di aprile - giugno, mentre nel mese di luglio si svolgeranno le 20 ore di tirocinio presso Centri Estivi e servizi socio-educativi del territorio. La partecipazione prevede una quota di iscrizione di € 30, un attestato finale (al raggiungimento dell’80% della frequenza e del superamento della prova finale) e l’istituzione dell’Albo che agevolerà l’incontro tra le figure qualificate e i soggetti interessati (Enti, Cooperative, Associazioni, famiglie, ecc.).
La formazione sarà orientata su vari temi: aspettative, motivazioni e deontologia professionale, gioco e tecniche di animazione, la pianificazione e la programmazione delle attività, l’animazione sportiva, l’attività artistico-motoria, i grandi giochi, l’animazione musicale e teatrale, l’outdoor education, i laboratori manuali, multimediali e di educazione alla lettura, la relazione e la gestione dei conflitti, l’animazione con la terza età, elementi di primo soccorso e prevenzione degli infortuni.
Il percorso si conclude con una prova teorico/pratica ai fini del rilascio dell’attestato di partecipazione.
Il corso si svolgerà ad Alessandria, presso sedi di servizi socio-educativi e culturali messi a disposizione dai partner di progetto.
Per poter accedere al corso è necessario aver raggiunto la maggiore età, avere una buona conoscenza della lingua italiana, essere in possesso di diploma o frequenza dell’ultimo anno di scuola secondaria superiore; assenza delle condizioni ostative previste dalla legge sulle disposizioni in materia di lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pedopornografia anche a mezzo Internet; idoneità psico-fisica all’attività da svolgere.
Le domande dovranno pervenire entro il 31/3/23, il modulo di iscrizione è scaricabile qui o dal sito dell’Informagiovani www.informagiovani.al.it e dovrà essere inoltrato, insieme alla copia di un documento di identità, alla mail associazionecampora@gmail.com .
Per informazioni:
Tel. 3337855274 dal lunedì al venerdì dalle ore 11 alle ore 17 o mail associazionecampora@gmail.com.
Il corso per animatori rientra nel Progetto “Effe” - Finanziato dalla Fondazione Social – Bando 2019.
Il progetto è stato presentato dall’Associazione Don Angelo Campora odv, in partnership con il Comune di Alessandria, l’Aps Colibrì, la Cooperativa Semi di Senape, il Cissaca, l’ASM Costruire Insieme, l’Associazione Cultura e Sviluppo, l’Aps Cambalache, Global Thinking Foundation, Radio Gold, la CGIL di Alessandria, la SAOMS di Capriata d’Orba, l’ASLAL.
Eternit Bis, tutti i punti cruciali del processo in Assise per l’omicidio di 392 casalesi morti d’amianto
di Silvana Mossano
Riassunto e nodi cruciali del processo Eternit Bis
La fase dibattimentale del procedimento penale Eternit Bis è praticamente conclusa, anche se il presidente della Corte d’Assise, Gianfranco Pezone, la dichiarerà ufficialmente chiusa lunedì 30 gennaio.
Fino a ora si sono svolte 36 udienze, tra il 9 giugno 2021 e il 16 gennaio 2023. Ma il processo non è finito; domani, lunedì, si apre la fase della discussione con due udienze dedicate alle requisitorie dei pubblici ministeri Gianfranco Colace e Mariagiovanna Compare (lunedì 30 gennaio e venerdì 10 febbraio), due riservate alle arringhe dei legali che rappresentano le parti civili (lunedì 20 e lunedì 27 febbraio) e due (venerdì 10 marzo e mercoledì 29 marzo) per gli avvocati Astolfo Di Amato e Guido Carlo Alleva che difendono l’imputato Stephan Schmidheiny.
CAPO D’IMPUTAZIONE
L’imprenditore svizzero, assente (fino a oggi ha rinunciato a essere presente alle udienze), è accusato di omicidio volontario, con dolo eventuale, di 392 casalesi e monferrini, morti di mesotelioma provocato dalla diffusione indiscriminata di amianto. L’amianto era la materia prima impiegata nella produzione di manufatti (lastre per tetti e tubi per condotte) che si è svolta per ottant’anni, tra il 1906 e il 1986, nello stabilimento Eternit di Casale Monferrato. La fabbrica sorgeva nel quartiere Ronzone (in via Oggero), esattamente a 1276 metri dal Duomo, preso come punto centrale della città. Praticamente lo stabilimento era circondato dalle case del rione in cui sorgeva ed era a ridosso dell’abitato del centro storico cittadino.
L’IMPUTATO
Era a capo dell’Eternit, in più Paesi. In Italia lo è stato dal 1976 (quando il padre Max divise e assegnò ai due figli le sue imprese industriali: a Stephan il settore dell’amianto, a Thomas quello del cemento) fino al 1986 (anno del fallimento della società italiana). I suoi difensori sostengono che era talmente vasta la galassia di aziende che all’imprenditore svizzero faceva riferimento, che era impossibile potesse avere tutta la situazione sotto mano e sapesse che cosa accadeva a Casale Monferrato. Per l’accusa, invece, dai documenti e dalla corrispondenza con stretti collaboratori di fiducia, emerge che in Schmidheiny si concentrava in concreto la proprietà e la gestione. Il suo ruolo era molto pervasivo. «Era il padrone dell’Eternit».
Il pm: «Strage di Casale: un’epidemia di mesoteliomi unica al mondo. E si poteva evitare»
di Silvana Mossano
Reportage udienza 31 gennaio 2023
«Originale». E’ partita da qui la requisitoria del pubblico ministero Gianfranco Colace: dal significato della parola «originale» usata dall’avvocato Astolfo Di Amato (difensore di Stephan Schmidheiny, insieme al collega Guido Carlo Alleva) per definire il capo di imputazione in cui il suo assistito «in qualità di effettivo responsabile della gestione della società Eternit spa, esercente gli stabilimenti di lavorazione dell’amianto siti in Cavagnolo, Casale Monferrato, Napoli-Bagnoli, Rubiera (…)» deve rispondere, davanti alla Corte d’Assise di Novara, dell’omicidio volontario, con dolo eventuale, di 392 casalesi: 62 ex lavoratori della fabbrica che aveva sede nel quartiere Ronzone (in via Oggero) e 330 che, semplicemente, vivevano in città e dintorni.
L’avvocato Di Amato è molto attento e puntuale nell’utilizzo delle parole: «Un capo di imputazione originale» aveva detto. Il pm Colace ha soppesato questa definizione. E l’ha fatta propria, ma non associata all’imputazione: «Ciò che è originale – ha esordito – è la vicenda di Casale Monferrato. E poiché, per definizione, l’originale è l’esatto contrario di una copia, ecco… non c’è una vicenda di malattie asbesto correlate che sia una copia paragonabile a questa: quella di Casale è una vicenda unica al mondo».
Scandisce le parole e il linguaggio è pacato, perché non serve enfasi per descrivere la realtà: «Casale è una città martire dove si è consumata – e si consuma – una strage silenziosa di 392 vittime. 392 vite. 392 famiglie». E aggiunge, buttando un breve sguardo alle sue spalle: «Colpisce molto la compostezza della gente che piange i propri morti. La vedete, è qui, in silenzio, ed espone, fuori, dei cartelli non di protesta, ma più come monito ai ragazzi che in questo palazzo, dove celebriamo il processo, frequentano l’università».
Una lunga e piacevole storia di musica e canto
I 40 ANNI DELLA CORALE DON ANGELO CAMPORA
Il percorso compiuto attraverso le comunità nelle quali il coro
ha portato la sua voce raccolto in un libro
Fra i “tanti” don Angelo che abbiamo conosciuto vi è anche l’ideatore e l’organizzatore della corale di Lobbi che, dopo la sua scomparsa, ha preso il nome di Corale don Angelo Campora.
A dicembre dello scorso anno è stata pubblicata la storia dei 40 anni della corale che raccoglie in un volume di 64 pagine la presenza di questo gruppo nelle varie realtà della nostra provincia, e non solo.
“Era un coro di giovani entusiasti e desiderosi di animare, con il canto corale, la vita liturgica della Comunità parrocchiale di Lobbi, scrive Francesca Colla nella prefazione. Eseguire i brani della liturgia in forma di concerto, a più voci, ha costituito la piena realizzazione di ciò che il nostro don Angelo ripeteva più volte, citando S. Agostino: ‘Cantare è pregare due volte’”. Una formazione corale che, come tutti i gruppi di volontariato, avrà avuto i suoi momenti di difficoltà e di stanchezza, ma che ha trovato chi ha saputo dargli compattezza, entusiasmo e voglia di camminare insieme o, nel caso specifico, di cantare insieme. “Se il coro è vivo dopo quarant’anni – scrive ancora Francesca Colla – lo si deve alla direzione, tenuta sempre saldamente in mano dalla dottoressa Giuseppina Pavese, per noi tutti semplicemente Pinuccia. A lei don Angelo, pressato dal moltiplicarsi degli impegni pastorali, soprattutto negli ultimi anni della sua troppo breve esistenza terrena, aveva quasi da subito passato il testimone, nella consapevolezza che Pinuccia, con la perseveranza e l’autorevolezza che la contraddistinguono, oltre alla competenza musicale, formatasi in lunghi anni di Conservatorio, non avrebbe ‘tradito il suo mandato’ e così è stato”. La Corale don Angelo Campora ha compiuto un viaggio canoro attraverso paesi e città della nostra provincia, e oltre: da Litta Parodi a Roccagrimalda, da Grava a Predosa, da Castelceriolo a Ticineto a Viguzzolo, per citarne soltanto alcuni. Con impegni a Quaranti in provincia di Asti, a Borghetto S. Spirito in provincia di Savona, al santuario di Graglia nel biellese. Molte sono state le presenze del coro in occasione di manifestazioni di rilevante importanza culturale come il quinto centenario della nascita di S. Pio V, a Boscomarengo, o la partecipazione a “Corinfesta” a Zavattarello in provincia di Pavia. Il volume è ricco di fotografie con le varie composizioni della corale che, in quarant’anni, si sono succedute per il trascorrere del tempo anche per chi canta. Sfogliando le pagine e leggendo il contenuto si può fare un viaggio a ritroso nel tempo ricordando amici e conoscenti in luoghi e momenti della nostra vita. E ritrovare lo spirito di don Angelo, sempre inclusivo e attento alle persone.
Marco Caramagna
Papa Francesco e Sergio Mattarella
DAI MESSAGGI DI FINE ANNO
IMPEGNI E SPERANZE
Da 56 anni, il 1° gennaio la Chiesa celebra la Giornata Mondiale della Pace, istituita da Papa Paolo VI nel 1968. Nel messaggio per il 2023 Papa Francesco scrive che la pandemia del Covid- 19 e la guerra della Russia all’Ucraina ci hanno fatto scoprire la nostra fragilità umana, individuale e collettiva. Abbiamo creduto per tanto tempo – e, forse, lo crediamo ancora - che guerre e malattie distanti da noi appartenessero ad altri e non potessero, né dovessero interessarci. Ma i drammatici avvenimenti di questi ultimi tre anni ci hanno costretti a guardare in faccia la realtà costringendoci a prendere coscienza della necessità di rivedere comportamenti di vita e relazioni umane. “Purtroppo, scrive Papa Francesco, mentre per il Covid-19 si è trovato un vaccino, per la guerra non si sono ancora trovate soluzioni adeguate. Certamente il virus della guerra è più difficile da sconfiggere di quelli che colpiscono l’organismo umano, perché esso non proviene dall’esterno, ma dall’interno del cuore umano, corrotto dal peccato”.
La globalizzazione ha cambiato radicalmente i nostri stili di vita, il nostro modo di vedere il presente e di progettare il futuro. Siamo interconnessi attimo dopo attimo e, se non siamo presenti sui social, la vita quotidiana – in casa, nello studio, nel lavoro, nel divertimento – ci impone ritmi dettati dalle agende di altri. Senza volere essere profeti di sventura stiamo vivendo nella realtà di un mondo che, se non riflette velocemente sul proprio futuro, rischia di mandarci tutti a sbattere. Basti guardare ai cambiamenti climatici dovuti all’inquinamento dell’aria, della terra e dell’acqua per renderci conto che un cambiamento di modelli di vita sono necessari – e lo si dice da troppo tempo, purtroppo – per evitare di distruggere il nostro pianeta.
Un altro messaggio significativo è stato quello di fine anno del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Spaziando, in pochi minuti, dalla politica interna a quella estera, dalle preoccupazioni economiche del numero sempre crescente di famiglie alle “differenze legate a fattori sociali, economici, organizzativi, sanitari tra i diversi territori del Paese”, ha ricordato a tutti che da 75 anni la Costituzione della Repubblica Italiana, “la nostra bussola”, richiede il suo rispetto come nostro primario dovere. Il Presidente Mattarella ha voluto anche richiamare l’attenzione su un altro dovere primario sottolineando che “la Repubblica è nel senso civico di chi paga le imposte perché questo serve a far funzionare l’Italia e quindi al bene comune”. Ed è bene non dimenticarci che siamo ai primi posti al mondo per evasione fiscale. Così come “il terzo grande investimento sul futuro è quello sulla scuola, l’università, la ricerca scientifica.
È lì che prepariamo – ha detto Mattarella – i protagonisti del mondo di domani. Lì che formiamo le ragazze e i ragazzi che dovranno misurarsi con la complessità di quei fenomeni globali che richiederanno competenze adeguate, che oggi non sempre riusciamo a garantire”.
L’invito del Presidente Mattarella è chiaro: “Guardiamo al domani con uno sguardo nuovo, con gli occhi dei giovani, guardiamo i loro volti, raccogliamo le loro speranze. Facciamole nostre. Facciamo sì che il futuro delle giovani generazioni non sia soltanto quel che resta del presente ma sia il frutto di un esercizio di coscienza da parte nostra. Sfuggendo la pretesa di scegliere per loro, di condizionarne il percorso”.
Con quali comportamenti è possibile realizzare gli auspici del Presidente della Repubblica? Ce lo dice a chiare lettere il messaggio di Papa Francesco per la Giornata Mondiale della Pace: “Non possiamo più pensare solo a preservare lo spazio dei nostri interessi personali o nazionali, ma dobbiamo pensarci alla luce del bene comune, con una senso comunitario, ovvero come un ‘noi’ aperto alla fraternità universale. Non possiamo perseguire solo la protezione di noi stessi, ma è l’ora di impegnarci tutti per la guarigione della nostra società e del nostro pianeta, creando le basi per un mondo più giusto e pacifico, seriamente impegnato alla ricerca di un bene che sia davvero comune”.
Se i buoni propositi diventano impegno individuale e collettivo potremo farcela.
Buon Anno!
Marco Caramagna
Torna a febbraio il corso di italiano per prepararsi all’esame della patente
Un corso gratuito per le donne straniere
Visto il successo dei due corsi di italiano organizzati nello scorso anno a luglio e a ottobre per supportare le donne straniere che devono affrontare l’esame di teoria per la patente, sarà attivato tutti i martedì dal 7 al 28 febbraio un nuovo ciclo di 4 incontri dedicati a un gruppo di max 10 partecipanti.
La patente è uno strumento importante per il lavoro, la vita quotidiana e per l’autonomia delle donne. Il linguaggio a tratti molto tecnico a tratti burocratico dei quiz e dei manuali e il registro linguistico così lontano dalla lingua colloquiale possono mettere in seria difficoltà anche persone che in altri ambiti se la cavano bene con l’italiano. Avere la patente significa per le donne essere libere di muoversi senza chiedere il favore di essere accompagnate, non dover rifiutare un lavoro lontano da casa, uscire quando se ne ha bisogno, o voglia, indipendentemente dall’orario dei mezzi pubblici. In una parola, essere autonome. Tutte cose a cui una donna non deve rinunciare. Il Progetto Effe, avviato dall’Associazione Don Angelo Campora e dall’aps Colibrì, e sostenuto dalla è ha sperimentato questo importante percorso formativo con un modulo mirato ad avvicinare gradualmente alla comprensione del linguaggio dei quiz e a supportare la preparazione delle iscritte con esercitazioni guidate attraverso l’utilizzo di materiali ad hoc, in uno spazio, il Centro Famiglia Mondi Tondi, che consente di portare con sé i propri figli perché attrezzato per le esigenze dei bambini e supportato da personale educativo a disposizione. L’iniziativa è nata dalla richiesta delle donne straniere che si sono rivolte allo Sportello Effe: da loro è emerso il bisogno molto sentito di un supporto linguistico per l’esame della patente per guidare l’auto. Bambini da allevare, spesa, soldi, cucinare, mille lavori da badante, domestica, se va bene cuoca, più spesso nelle cooperative delle pulizie con orari in genere notturni negli ospedali o cartellini da timbrare per tirare a lucido fabbriche e uffici prima dell’apertura. Sposate o sole, in fuga da mariti violenti, da uomini che le vogliono rispedire a casa con i figli, o abbandonate con cento pannolini da cambiare, senza soldi, in un paese di cui sanno poco e faticano anche a parlare la lingua… Può sembrare una piccola cosa, una goccia nel mare dei bisogni quotidiani, ma è un gradino per salire le scale, inseguire un lavoro. Quel gradino è stato costruito dalle donne per altre donne, dalla collaborazione delle operatrici dell’Associazione Don Angelo Campora, dell’aps Colibrì, del Cissaca, dell’aps Cambalache, e della cooperativa Semi di Senape che hanno trovato le condizioni perché il corso potesse ripetersi, unendo risorse, prendendo accordi, insieme alle mediatrici, per tempi, orari e sede del corso.
Programma, date e durata
Il corso “Italiano per la patente” è un corso di preparazione al corso di teoria per la patente di guida, rivolto a donne straniere (MAX 10) con una conoscenza della lingua italiana di minimo livello. Chi frequenterà questo corso sarà dunque preparato per comprendere al meglio le lezioni della scuola guida, che saranno in ogni caso indispensabili per il superamento dell’esame di teoria della patente.
Il corso si svolgerà dal 7 al 28 febbraio, ogni martedì dalle ore 14.00 alle ore 16.00 presso il Centro Famiglia Mondi Tondi in via Parnisetti ang. Via Cornaglia.
L’iscrizione è gratuita e si può effettuare mandando una mail a monditondi.centrofamiglia@gmail.com o telefonando al 3516626930.
> SCARICA LA DOMANDA DI ISCRIZIONE
Il progetto Effe è sostenuto dalla Fondazione Social di Alessandria – Bando 2019
Partner: Aps Colibrì, CGIL Alessandria, Radio Gold, Aps Cambalche, Cissaca, Comune di Alessandria, coop. Semi di Senape, ASM Costruire Insieme, Associazione Cultura e Sviluppo, AslAl SerD, SAOMS di Capriata d’Orba, Global Thinking Foundation
Donne e
alfabetizzazione
digitale
Un corso gratuito per acquisire o
migliorare le competenze informatiche di base
Contrastare il fenomeno del Gender Digital Divide è l’obiettivo del percorso di alfabetizzazione informatica destinato a tutte le donne con poca o nessuna conoscenza del computer, proposto dall’Associazione Don Angelo Campora e dall’aps Colibrì, in collaborazione con la CGIL di Alessandria, nell’ambito del Progetto Effe, sostenuto dalla Fondazione Social. Le partecipanti potranno acquisire nozioni di base su programmi di scrittura, internet e posta elettronica, strumenti ormai indispensabili nella vita come nel lavoro, vincendo il timore di non saper ricorrere alla tecnologia. Il corso prevede la conoscenza nell’uso del pc anche in relazione all’utilizzo dello smartphone. Si illustrano i componenti del pc, l’uso della tastiera e del mouse, l’insegnamento base per l’uso di Internet e posta elettronica, le prime nozioni di Word, i servizi messi a disposizione dalle diverse istituzioni presenti sul territorio (pubblico e privato sociale) come ad esempio le attività ricreative, culturali e socializzanti.
Completa la formazione un percorso di orientamento per acquisire autonomia nello svolgere mansioni quotidiane fondamentali per un inserimento efficace nel tessuto sociale ed economico della comunità, quali ad esempio la prenotazione di visite mediche o appuntamenti presso gli uffici pubblici, l’attivazione dello SPID, l’iscrizione a scuola dei figli o l’accesso al registro elettronico, l’utilizzo consapevole dei social media.
Gli appuntamenti sono tre, ognuno della durata di 1 ora e mezza: tutti i venerdì dal 20 gennaio al 3 febbraio 2023 dalle ore 14.30 alle ore 16.00 presso la sala di informatica della CGIL in via Cavour 27 ad Alessandria.
La disponibilità è di max 12 posti, con priorità per disoccupate e inoccupate.
Per consentire la partecipazione delle mamme con figli minori è previsto un servizio di baby sitting con uno spazio dedicato e personale educativo a disposizione. Al termine del corso alle partecipanti verrà consegnato un attestato di frequenza che certifichi il percorso intrapreso. L’iscrizione è gratuita e si può effettuare mandando una mail a colibriassociazione.al@gmail.com o telefonando al 3346270393.
Il progetto Effe è sostenuto dalla Fondazione Social di Alessandria – Bando 2019
Partner: Aps Colibrì, CGIL Alessandria, Radio Gold, Aps Cambalche, Cissaca, Comune di Alessandria, coop. Semi di Senape, ASM Costruire Insieme, Associazione Cultura e Sviluppo, AslAl SerD, SAOMS di Capriata d’Orba, Global Thinking Foundation
LA SPERANZA DEL NATALE È GUARDARE OLTRE
Finanziaria, rottamazione delle cartelle delle tasse sì o no, tetto al contante, pagamenti con il Pos e via discorrendo tengono occupate le prime pagine dei quotidiani. E anche quelle successive con un crescendo di ipotesi, di proiezioni e di opinioni.
La guerra in Ucraina – che fa già registrare centinaia di migliaia di morti fra i civili e le forze militari, oltre ad una agghiacciante devastazione del territorio – non è più appetibile come nei mesi scorsi. Così come gli sbarchi dei disperati del terzo mondo fanno notizia soltanto quando muore qualche bambino, come la piccola Rokia di due anni, l’ultima in ordine di tempo. Però, nel contempo, emerge lo scandalo della “vendita” dei diritti umani negli Stati del Golfo da parte di deputati ed ex deputati europei in cambio di laute tangenti.
In Iran si stuprano e si uccidono ragazze che hanno come unica “colpa” la liberazione dal velo e da ogni costrizione delle libertà individuali in nome di un islam aberrante che esiste soltanto nelle menti bacate degli ayatollah. In Afghanistan le ragazze non possono più frequentare l’università perché la donna è considerata un essere inferiore sempre dalla mente bacata di chi pretende di instaurare un islam inesistente.
Il World Food Programme (il programma alimentare dell’Onu) ha sottolineato le quattro “C” dell’infamia: “Cost, Covid, Conflicts, Climate” che, congiuntamente, hanno creato l’attuale crisi. Infatti, alla fine del 2021, 828 milioni di persone (il 10% della popolazione mondiale) soffrivano la fame. Non ci sono ancora i dati definitivi per il 2022 perché non è ancora terminato ma le agenzie dell’Onu hanno già sottolineato che 323 milioni di persone sono a rischio per le mancate forniture alimentari dalla guerra in Ucraina, che vanno ad aggiungersi alla siccità, all’inflazione, alle carestie e alle ondate di calore che hanno reso questo anno il più caldo e il più secco di tutti i tempi.
Chiedo scusa a chi mi legge perché a Natale non si dovrebbe richiamare l’attenzione su problematiche che si possono affrontare tutto l’anno, in virtù dello stereotipo “Natale è la festa della bontà, degli angeli che annunciano la nascita di Gesù Bambino, di Babbo Natale che arriva con la gerla piena di doni, del volemose bene”, e chi più ne ha più ne metta. Tutto vero perché veniamo da una cultura che ha radicato queste formule, purtroppo sempre più sfaccettate. Nessuno chiede di annullarle ma di provare a riflettere che la bontà e la gioia sono figlie della solidarietà.
Mi sono domandato cosa direbbe don Angelo osservando dall’alto questo mondo che corre senza voler vedere il rischio di un’autodistruzione. “Guardiamo oltre – voglio immaginare il suo pensiero, chiedendogli scusa per la presunzione – perché la speranza del Natale che si ripete da oltre duemila anni sta proprio nel saper vedere le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce di chi cammina al nostro fianco, impegnandoci a dare il nostro aiuto e la nostra solidarietà”. Come lui ha fatto nella sua vita di sacerdote con i meno fortunati.
E pensando alle tante persone impegnate nelle associazioni di carità e di solidarietà, ai tanti giovani che si impegnano quotidianamente nello studio, nel lavoro, nella disponibilità verso gli altri, in particolare i più fragili e indifesi, il Natale potrà assumere un sapore diverso, certamente più intenso e duraturo di quello consumistico al quale siamo stati abituati.
Buon Natale!
Marco Caramagna
“PER UNA GIUSTIZIA RI-GENERATIVA E DI PACE”
La nostra socia, avvocato Bruna Bruni, venerdì 18 novembre u.s., ha partecipato in qualità di
Presidente AIAF Piemonte e Valle d’Aosta Antonio Dionisio, ad un interessante convegno
“PER UNA GIUSTIZIA RI-GENERATIVA E DI PACE”
organizzato dall’Associazione AURIBUS presso la Fondazione Primoli di Roma.
Con grande piacere pubblichiamo di seguito il Suo intervento
L’avvocato Bruna Bruni, mentre firma il Registro degli Eventi della Fondazione Primuli
GIUSTIZIA RIPARATIVA
La Giustizia riparativa ha origini molto antiche se si considera che la storia delle pene riguarda il tentativo di riparazione dell’offesa.
A fronte dei crimini, gli Antichi reagivano o con un Sacrificio agli Dei affinché questi non cessassero di proteggere la comunità, nonostante un membro di essa l’avesse turbata profondamente commettendo un crimine o con la Vendetta che rispondeva al crimine contro un membro della famiglia o del clan con un secondo crimine compiuto dalla famiglia o clan di chi aveva subito il crimine nei confronti di un membro della famiglia o clan dell’autore del primo crimine.
Oggi il crimine rappresenta la violazione della legge, il cui rispetto garantisce la sopravvivenza pacifica della comunità, e del potere statale che la impone nell’interesse pubblico. Le pene inflitte a chi è riconosciuto colpevole “riparano” a livello di collettività. Anche la pena consistente in condotte socialmente utili comporta una riparazione riferita alla società ove il crimine ha determinato allarme.
Negli ultimi cinquant’anni la Giustizia penale riparativa risponde all’esigenza di sanare l’offesa attraverso azioni utili alla vittima.
Siamo tutti migranti
Un video che documenta l’evento realizzato il 16 e 17 settembre 2022
dall’Associazione don Angelo Campora e dall’APS Colibrì,
nell’ambito del progetto “Intrecciare fili”, sostenuto dalla
PCdM – dipartimento Politiche della Famiglia.
Due intense giornate, ricche di appuntamenti, scambi, dibattiti per riflettere e confrontarsi sui temi delle migrazioni e su ciò che ci unisce nel cercare il nostro posto nel mondo e nella vita. La partecipazione è stata numerosa e coinvolta, gli studenti hanno lasciato messaggi, proposte e suggerimenti interessanti e positivi, lo spettacolo di Federica Sassaroli ha divertito ma soprattutto emozionato, l’incontro con le due giovani scrittrici Sabrina Efionayi e Anna Osei ha entusiasmato il pubblico per la potenza dei loro racconti e delle loro argomentazioni sui diritti di cittadinanza. Un’esperienza nuova per la nostra città, che ha potuto ritrovare parole e pensieri su “convivenza delle differenze” e “rispetto delle identità”.
Perché ciò che ci accumuna è che siamo sotto lo stesso sole (Anna Osei).
I LUOGHI DEL CUORE
La raccolta firme in favore della Casa del Mutilato
Partecipa anche tu all'undicesima edizione de I Luoghi del Cuore, il censimento dei luoghi italiani da non dimenticare. Quest’anno la sezione Fai di Alessandria ha proposto la raccolta firme in favore della Casa del Mutilato.
Hai tempo fino al 15 dicembre. La partecipazione è gratuita e aperta a tutti.
Ecco il link per poter scaricare la scheda per la raccolta firme:
www.dropbox.com/s/zst491wyyq67jf8/firme-casa-del-%20mutilato.pdf?dl=0
Per info: fondoambiente.it/luoghi/casa-del-mutilato-111393?ldc#section2
Intervista a Mauro Boano socio fondatore de “Il Gabbiano”
DON ANGELO: AMICO COMPAGNO E
PUNTO DI RIFERIMENTO PER TUTTI
Uomo e pastore semplice nei modi e profondo nel pensiero
a cura di Marco Caramagna
Riprendiamo, dopo la pausa estiva, la pubblicazione delle interviste ai protagonisti della nascita de “Il Gabbiano”. E ogni volta, al di là delle esperienze individuali, scopriamo nuovi e profondi sentimenti del prete e dell’uomo don Angelo.
Mauro Boano, 64 anni, è nato ad Alessandria. Sposato con Albina, ha due figli, Emma e Pietro.
La sua prima significativa esperienza professionale si è maturata a Il Gabbiano, di cui è stato socio fondatore insieme ad Angelo Campora. La successiva esperienza è stata maturata nel Gruppo Guala, a decorrere dal 1991, dove è entrato, da prima, come Responsabile della Selezione e della Valutazione del Personale.
Nel 1996 diventa Direttore Risorse Umane per gli Stabilimenti Italiani. Dal 1998, diventa Direttore Risorse Umane per tutti gli stabilimenti world wide del Gruppo Guala Closures, che conta ad oggi più di trenta sedi produttive nel mondo. Il suo incarico era alle dirette dipendenze del Presidente ed Amministratore Delegato, presso la Holding di Milano. Dopo un periodo di consulenza, successivo al suo pensionamento, nel 2022 decide di ritirarsi dal lavoro a far data dal 1° Maggio (la scelta della data non è stata casuale).
Quando e come hai conosciuto Angelo Campora?
Avevo poco più di vent’anni. In quel periodo avevo conosciuto alcuni amici del quartiere Pista. Io vivevo allora in una zona differente di Alessandria, nel quartiere Cristo. Insieme a loro mi sono ritrovato a frequentare i locali della parrocchia della Madonna del Suffragio, dove Angelo, in quel tempo, era vice parroco. Alcuni di loro (Sandra Gazzani, Claudio Cervero, Sandro Dimenza, Paolo Bellotti) sapevo che avevano da poco avviato con Don Angelo una esperienza di volontariato presso il carcere minorile di Bosco Marengo. Ricordo, dalle loro parole, che un forte impulso a questa iniziativa, fu un viaggio a Taizè, fatto con Angelo nel ’78. Fu così che mi aggregai a loro e che ebbi modo di conoscere Angelo.
Come è avvenuta la scelta di collaborare con il progetto?
In quel periodo, non avevamo un vero e proprio “progetto”. Era più che altro una iniziativa, ispirata dal desiderio di dare un nostro contributo di presenza e confronto con i ragazzi ospiti della struttura. Un modo direi semplice e spontaneo di vivere una esperienza di volontariato, a confronto con ragazzi in condizione di difficoltà. In quel periodo ci si recava in carcere per un paio d’ore, nei pomeriggi del venerdì. Si organizzavano tornei di bigliardino e/o di calcetto. Ciò che contribuì a fare la differenza, fu una progressiva crescita di consapevolezza sui temi della devianza. Va detto infatti che il contesto in cui noi ci attivavamo, era ricco di forti suggestioni. La condizione di forte soggezione psicologica ed anche fisica determinata dalla struttura carceraria nei confronti dei giovani detenuti era palpabile. Ma soprattutto, gli ospiti del carcere erano portatori di esperienze estreme.
Siamo tutti migranti
Si è conclusa sabato 17 settembre la manifestazione Siamo tutti migranti, due giornate di incontri, dibattiti, spettacoli, mostre, letture e musica per riflettere e confrontarsi sui temi delle migrazioni.
Si è conclusa sabato 17 settembre la manifestazione Siamo tutti migranti, due giornate di incontri, dibattiti, spettacoli, mostre, letture e musica per riflettere e confrontarsi sui temi delle migrazioni. L’evento è stato il momento finale del percorso interculturale e intergenerazionale “Nello specchio del tempo”, promosso dall’Associazione Don Angelo Campora odv, in collaborazione con l’APS Colibrì, nell’ambito del progetto “Intrecciare fili” approvato dal PCdM – Dipartimento Politiche della Famiglia sul bando Educare Insieme. La partecipazione è stata numerosa e coinvolta, gli studenti hanno lasciato messaggi, proposte e suggerimenti interessanti e positivi, lo spettacolo di Federica Sassaroli ha divertito ma soprattutto emozionato, l’incontro con le due giovani scrittrici Sabrina Efionayi e Anna Osei ha entusiasmato il pubblico per la potenza dei loro racconti e delle loro argomentazioni sui diritti di cittadinanza. Un’esperienza nuova per la nostra città, che ha potuto ritrovare parole e pensieri su “convivenza delle differenze” e “rispetto delle identità”. Perché cio’ che ci accumuna è che siamo sotto lo stesso sole (Anna Osei).
La raccolta sistematizzata di tutti i materiali si può trovare nella mappa interattiva della città
https://socialfond2.altervista.org
Gorbačëv e il World Political Forum a Bosco Marengo
“LA PREOCCUPAZIONE PER
L’AVVENIRE DEL MONDO
CHE USA LA FORZA
PER RISOLVERE I PROBLEMI”
Marco Caramagna
Gorbaciov e Palenzona_foto: ilpiccolo.net
Il World Political Forum è nato da un’idea di Michail Gorbačëv. La proposta fu portata a Fabrizio Palenzona, allora presidente della Provincia di Alessandria, da Giulietto Chiesa, storico corrispondente da Mosca de “La Stampa”. Palenzona sposò con entusiasmo il progetto individuando il complesso di Santa Croce a Bosco Marengo come sede permanente del World Political Forum e coinvolse la Regione Piemonte, il Comune e la Diocesi di Alessandria, l’università del Piemonte Orientale, le Fondazioni della Cassa di Risparmio di Alessandria e della Cassa di Risparmio di Torino e la Soprintendenza regionale.
Il 19 maggio del 2003, con Gorbačëv si ritrovarono a Bosco Marengo un primo gruppo di ex “grandi” del mondo – Boutros Gali già segretario dell’ONU, Cossiga già presidente della Repubblica italiana, Kaifu già primo ministro del Giappone, per non citarne che alcuni – motivando l’iniziativa del Premio Nobel per la Pace “con la preoccupazione per l’avvenire del mondo che riconosce l’uso della forza come strumento semplificativo per la risoluzione dei problemi”.
“Le prospettive che si aprono per noi, per i popoli del mondo e dei loro Governi – ebbe a dire Fabrizio Palenzona, presidente della Provincia di Alessandria e vice presidente del World Political Forum – per la ricerca di soluzioni che tengano conto delle esigenze di chi ha meno degli altri, prenderanno corpo dai lavori di chi ha governato il mondo nel recente passato ed è disposto ad offrire la propria esperienza, il proprio bagaglio culturale e la propria intelligenza affinchè questa nostra umanità concretizzi l’invito accorato del Papa: mai più la guerra (Paolo VI all’ONU nel 1965 e Giovanni Paolo II durante la crisi del Golfo nel 1991, ndr). Il Forum si attiverà perché la giustizia, la libertà e la solidarietà, presupposti della pace, trovino la dovuta accoglienza”.
Negli ultimi mesi di quest’anno, con l’invasione russa dell’Ucraina, si sono completamente manifestate le preoccupazioni di Gorbačëv e si sono completamente dissolte le speranze e le ricerche di soluzioni auspicate da Palenzona. Oggi, i contributi politici e culturali degli ex “grandi” della terra che si sono succeduti nei vari incontri è vanificato dal predominio di chi vuol ridisegnare la storia mosso solo da logiche deviate e pensando di restare impunito.
Leggendo, però, le cronache dell” “Osservatore romano” del 31 agosto scorso si scopre che la Storia si serve sempre di uomini capaci di dialogo, di lungimiranza, di paziente attesa perché non ansimanti per un like o un voto in più. Infatti, Giorgio La Pira, il sindaco di Firenze fra il 1951 e il 1965, si recò più volte a Mosca in tempi difficili come gli anni ’50-’60 del secolo scorso ma le sue erano missioni di pace che lo portarono anche a scrivere a Kruscev e agli alti dirigenti del partito comunista sovietico. In occasione del ventennale della morte del “sindaco santo” di Firenze l’ “Osservatore romano” pubblicò un’intervista a Gorbačëv nell’edizione del 3-4 novembre 1977 con il titolo “È proprio La Pira che ha innescato processi notevoli che poi hanno preparato il crollo dei muri”. Detto da Gorbačëv… E nel nome di La Pira Gorbačëv accolse sempre con piacere le richieste di collaborazione al “giornale del Papa”, come in occasione del centenario della nascita di Papa Woytila svelando che, il 5 novembre 2000, nel nome di La Pira strinse la mano del cardinale Francois Xavier Nguyen Van Thuan, l’arcivescovo vietnamita a lungo perseguitato dal partito comunista.
Glasnost e perestrojka - due termini usati da Gorbacev entrati nel vocabolario del mondo e che hanno cercato di rendere trasparente e ristrutturato, almeno in parte, il mondo sovietico – sono stati biecamente sepolti da una dittatura ammantata da democrazia.
Ma gesti di pace e disegni politici nascono da pensieri profondi verso il presente e il futuro dell’umanità da uomini che sanno guardare con realismo e con fiduciosa speranza ad un mondo dove l’uomo non sia lupo all’uomo ma capisca che dall’egoismo può solo morire ogni speranza. Le guerre ci saranno fino alla fine dell’umanità ma trovare ogni volta il tempo del coraggio per abbattere muri e costruire ponti può evitare vittime e macerie. E oggi questo tempo è più necessario che mai.
Lo scaffale di Pagine Azzurre
“L’occhio del drago” e
“Come in un labirinto
di specchi”
Due “gialli”
di Bruno Volpi
Ambientati
in Alessandria
Marco Caramagna
Il commissario di Polizia Luigi Badalotti è il personaggio creato da Bruno Volpi ed opera nel Commissariato di Alessandria, proprio in corso Lamarmora dove ha sede la Questura. Le indagini che svolge nei primi due “gialli” dell’autore alessandrino – “L’occhio di drago” e “Come in un labirinto di specchi” – hanno come co- protagonisti l’ispettore Mario Gianetti e gli agenti Ruggero Nobiltà e Fulvio Bonino.
L’ambientazione di entrambi i racconti è tutta alessandrina e i lettori trovano le scene dei delitti e la descrizione di vie e quartieri noti a tutti: da piazza S. Maria di Castello a piazza della Cattedrale, da piazza Garibaldi al quartiere Galimberti il commissario Badalotti porta a spasso il lettore e lo stuzzica anche con i piatti della cucina alessandrina, dimostrando di essere un buongustaio oltre ad un ottimo detective capace di coordinare le indagini su un delitto e di individuare l’assassino anche in frangenti difficili. L’autore, invece, dimostra di conoscere il metodo classico di lasciar intravvedere, con una prosa incalzante, uno o più colpevoli aprendo lo scenario finale su una persona alla quale era difficile pensare come assassino.
Bruno Volpi ha scritto due “gialli” che si leggono d’un fiato perché è difficile non passare al capitolo successivo alla ricerca del finale. Nel contempo i personaggi vengono descritti dettagliatamente con i loro pregi e i loro difetti incastonati in una trama molto ben ambientata in Alessandria che sfata il detto di Umberto Eco “pochi clamori fra Tanaro e Bormida”.
Bruno Volpi, alessandrino, classe 1960, è laureato in Scienze Geologiche. Dal 2014 si dedica alla narrativa per ragazzi e nel 2019 è uscita la sua prima raccolta di fiabe “Mamma, ti racconto una storia” che ha vinto il Premio nazionale di Letteratura Italiana Contemporanea. Nel 2020 ha pubblicato “La tavolozza dell’anima”, viaggio romanzato nel mondo dell’Impressionismo. Nel 2021 viene editato “Aggiungi un posto in favola”. Nel 2019 esce la prima storia del commissario Badalotti “L’occhio del drago” e nel 2021, la seconda, “Come in un labirinto di specchi”.
Siamo tutti migranti
“Nello specchio del tempo” è un percorso interculturale e intergenerazionale rivolto ai più giovani, promosso dall’Associazione Don Angelo Campora odv, in collaborazione con l’APS Colibrì, nell’ambito del progetto “Intrecciare fili” approvato dal PCdM – Dipartimento Politiche della Famiglia sul bando Educare Insieme. Attivato nell’autunno 2021 ha coinvolto la comunità locale attraverso la raccolta di foto, filmati, documenti e interviste degli immigrati giunti dal Veneto, dall’Istria e Dalmazia, dal sud Italia prima, e dall’Africa, Sud America, Europa dell’Est e Asia poi, fino ai giorni nostri.
Il percorso realizzato nel corso di tutto l’anno scolastico 2021-22 si conclude venerdì 16 e sabato 17 settembre con l’evento finale “Siamo tutti migranti”, due giornate di incontri, dibattiti, spettacoli, mostre, letture e musica per condividere quanto prodotto, riflettere sui temi delle migrazioni, costruire partecipazione e cittadinanza attiva attraverso il racconto delle migrazioni di ieri e di oggi nella nostra città.
In particolare la mostra “Intrecciare fili” ripercorre i laboratori realizzati con gli studenti degli Istituti Vinci-Nervi-Fermi, Volta, Saluzzo Plana e CFP Enaip, con immagini, pensieri e interviste di migranti; la raccolta sistematizzata dei materiali si può trovare in una mappa interattiva della città, (https://socialfond2.altervista.org), nella quale è possibile navigare per categorie, temi e cronologie.
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Il programma prevede inoltre alcune intriganti performances di Giampaolo Musumeci giornalista e conduttore radio (Trafficanti inc. Il lato oscuro dell’immigrazione) e di Federica Sassaroli attrice comica (Non si affitta ai foresti), la presentazione di libri con l’autore Bruno Barba e con le giovani scrittrici Sabrina Efionay e Anna Osei, musica e aperitivo con il cantautore locale Tavo e l’edizione 2022 di Letti di Notte, a cui tutti possono partecipare per 3 minuti di lettura su testi editi sul tema “siamo tutti migranti” (tutti coloro che fossero interessati tel. 3346270393 email colibriassociazione.al@gmail.com).
Naturalmente ci sarà spazio per un confronto sui temi dei diritti di cittadinanza dei più giovani con rappresentanti delle istituzioni (l’Assessora Vittoria Oneto del Comune di Alessandria), della scuola (il dirigente scolastico Michele Maranzana) e dell’associazionismo (Forum Tavolo Migranti di Casale Monf. Claudio De Betto).
La partecipazione è libera e gratuita.
DUE GIOVANI SUICIDI IN CARCERE
Dall’inizio dell’anno sono 52.
Marco Caramagna
Non ho alcuna intenzione di rovinare la serenità del clima vacanziero ferragostano di qualcuno ma, fra le centinaia di notizie che leggiamo o vediamo in questi giorni, due mi hanno colpito particolarmente: il suicidio di una giovane ventisettenne nel carcere di Verona, il 2 agosto, e il suicidio di un giovane ventiquattrenne nel carcere di Torino, a Ferragosto. Lui, di origini brasiliane e adottato da una famiglia torinese, era affetto da disturbi psichici e, talvolta, faceva uso di droghe. È stato arrestato per aver rapinato due supermercati. Lei, faceva uso di stupefacenti, usciva ed entrava dal carcere per piccoli furti. Ad oggi, i suicidi nelle carceri italiane sono 52, nove soltanto nei primi quindici giorni di questo mese. Il pensiero è corso immediatamente a don Angelo e al suo impegno per recuperare dal carcere minorile i giovani che, con storie diverse ma radicate in àmbiti difficili di vita, avevano il diritto di conoscere strade differenti dalle restrizioni del carcere. “Il giovane che si è suicidato avrebbe avuto bisogno di un supporto umano che purtroppo i nostri istituti, per carenza di personale specializzato, non hanno la capacità di garantire – ha detto ad ‘Avvenire’ il cappellano del carcere di Torino, fratel Guido Bolgiani – avrebbe avuto bisogno di un ambiente diverso dal nostro carcere, un ambiente che lo contenesse, ma che allo stesso tempo lo aiutasse a riprendere in mano la propria vita”. E ancora una volta il pensiero corre all’afflato profetico di don Angelo perchè esiste sempre una speranza, che oggi è data da una notizia di cronaca sulle pagine di Repubblica Torino. “A 15 anni ho ucciso un prete, ora spiego ai giovani detenuti che si può ripartire”. Quest’uomo – che ha scelto di chiamarsi Ulisse ed ha scritto un libro con il giornalista Marco Accossato, “Nemmeno mai è per sempre” - ora ha 55 anni e quarant’anni fa fu rinchiuso al “Ferrante Aporti”, il carcere minorile piemontese. Dopo nove anni e mezzo di reclusione potè usufruire di un percorso per la rieducazione dei detenuti che gli ha cambiato la vita. Oggi, marito e padre felice, ha iniziato a collaborare con l’associazione Acmos e il progetto Anduma per aiutare i giovani detenuti a riscattarsi. C’è un libro, scritto da fratel Beppe Giunti “con i fratelli briganti”: “Padre nostro che sei in galera”, i carcerati commentano la preghiera di Gesù (Edizioni Messaggero Padova). “Galera: la voglio chiamare proprio così – scrive fratel Beppe all’inizio – con questo duro e antico sostantivo che certamente non spaventa il Padre, che anche qui abita perché ci abitano i suoi figli. (…) Gesù parlava sul serio quando disse: ‘Ero in carcere e siete venuti a trovarmi’. E quindi lui è qui senza ombra di dubbio, e avrà da parlarmi, da donarmi qualcosa, senza ombra di dubbio”. Il ritorno dalle vacanze può essere aiutato dalla lettura del “Padre nostro che sei in galera” perché “Lui ama la persona in questo momento e ne sogna rieducazione, liberazione, cielo. Praticamente come l’articolo 27 della Costituzione della Repubblica Italiana”.
PAGINE AZZURRE
Luglio 2022
È arrivato nelle case degli aderenti all’Associazione don Angelo Campora e degli abbonati il nuovo numero cartaceo di “Pagine Azzurre”. Come sempre gli argomenti fanno riferimento a quelle “proposte di condivisione” che compaiono sotto la testata e che rappresentano lo spirito autentico di un sacerdote che ha saputo donare se stesso, a Dio e agli uomini, attraverso la testimonianza del Vangelo a chi lo ha incontrato.
Dopo l’editoriale sull’invasione dell’Ucraina, la rivista si apre con “Librinfesta: un’eccellenza del panorama culturale della città di Alessandria” di Andrea Lombardi; Giulia Tosarello ha posto in rilievo le nuove opportunità per gli adolescenti nella Comunità Cascina di San Michele alle porte di Alessandria; il problema della tutela dei minori è stato presentato da Brunella Bruni; l’epopea dell’amianto è il tema veramente sviscerato con la professionalità di Silvana Mossano, già autorevole firma de “La Stampa”, che ha seguito, fin dal suo apparire la vicenda dell’amianto a Casale con tutti i lutti che si è portato dietro e che, purtroppo, non sono ancora terminati per la sua capacità di uccidere nel tempo. Brunella Bruni ha anche firmato un’intervista a Silvestro e Chiara Castellana della Compagnia Filodrammatica Teatro Insieme e Mariavittoria Delpiano ha recensito il romanzo di Silvana Mossano “Un giorno arriverò”. Ileana Gatti Spriano ha richiamato l’attenzione dei lettori su “I luoghi del cuore”. Il Progetto Effe, riguardante azioni di sostegno all’autonomia delle donne in condizione di fragilità, è presentato dettagliatamente da Ivana Tripodi. Nello specchio del tempo è il titolo dell’articolo che tratta il percorso interculturale e intergenerazionale rivolto ai più giovani, promosso dall’Associazione don Angelo Campora odv, in collaborazione con l’APS Colibrì, nell’ambito del progetto “Intrecciare fili” approvato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Quest’ultimo articolo è accompagnato dalla testimonianza di Pino e Sergio con un richiamo per tutti: “Quando i migranti eravamo noi”. Il numero di Pagine Azzurre si chiude con un articolo di Cecilia Forti sui progetti per il 2021/2022 delle “Adozioni a Km 0: solidarietà,rete, genitorialità”, giunto al sesto anno di vita.
AL FUTURO CI PENSERANNO FIGLI E NIPOTI…
di Marco Caramagna
“Durante l’infanzia, la casa rappresenta solitamente un luogo sicuro e stabile, dove ricevere nutrimento e amore. Eppure, a molti bambini questi elementi essenziali mancano, anche nei paesi più ricchi del mondo. Sono circondati da aria inquinata, e vivono in zone contaminate da piombo, rumori eccessivi o in abitazioni fatiscenti, spesso scarsamente illuminate, troppo fredde o sovraffollate”. È la premessa dell’ultima Innocenti Report Card pubblicata dall’Ufficio di Ricerca dell’Unicef e resa nota durante il World Economic Forum di Davos, il luogo dove ogni anno si riuniscono i potenti del mondo per confrontarsi sulle priorità globali.
Scorrendo gli articoli dei giornali – perché non è sufficiente guardare semplicemente i telegiornali – si ha la percezione di una realtà dove l’inquinamento ambientale è, sì, un problema, ma sono gli altri che devono risolverlo, coloro che sono stati eletti per occuparsi delle nostre problematiche, degli aumenti della benzina e del gas che, con altre componenti energetiche necessarie a proseguire un tenore di vita consolidato dalla globalizzazione che ha illuso milioni di persone con l’idea che tutto è possibile, tutto è acquistabile, tutto è a portata di mano direttamente a casa propria.
Purtroppo, la pandemia da un lato e l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin nel tentativo di cambiare l’“ordine” del mondo, dall’altro, ci ha richiamati ad una realtà che – animati dal desiderio di riprenderci quello che abbiamo “perso” in questi due anni di lockdown – forse non abbiamo ancora percepito. Leggendo gli analisti di economia si prospettano tempi non facili, né dal punto di vista della tenuta sociale né, tantomeno, dal punto di vista economico. Se, come si sta verificando, il gas russo ci verrà tolto, saremo costretti a “rivedere” usi e consumi a cominciare dal prossimo inverno. E se la componentistica elettronica si ridurrà, come sta già avvenendo, facendo mancare i pezzi necessari per le auto, gli elettrodomestici, gli strumenti di comunicazione, sarà necessario rivedere i nostri comportamenti.
Cosa c’entra tutto questo con l’ambiente e l’inquinamento? È una domanda legittima.
Infatti, un aumento dei consumi o il solo mantenimento di quello attuale nei Paesi più industrializzati comporta seri rischi per un ambiente già fin troppo deturpato. “Se gli attuali livelli di consumo della maggior parte dei paesi industrializzati – si legge ancora nel report – fossero raggiunti in tutti i paesi del mondo, le risorse del nostro pianeta non sarebbero più sufficienti. I rifiuti elettronici – la tipologia di rifiuti domestici in più rapida crescita – contengono sostanze pericolose che danneggiano il corpo e il cervello, in particolar modo quello dei bambini”.
Il rapporto del Segretario delle Nazioni Unite Our Common Agenda propone una “scelta drastica e urgente: attendere che il peggio accada o avviare il cambiamento”. Da anni i media ci pongono di fronte a scempi o cambiamenti ambientali – dalla distruzione del “polmone” amazzonico ai ghiacciai delle nostre Alpi che si ritirano per l’aumento delle temperature ai disastri delle piogge violente e improvvise nel nostro Paese alla attuale siccità che comprometterà i raccolti – e, forse, l’atteggiamento generale è quello di “attendere che il peggio accada”.
Era il 2015 quando Papa Francesco dava alle stampe l’enciclica “Laudato si’” e nel primo capitolo, intitolato “Quello che sta accadendo alla nostra casa”, riprendeva temi che da decenni sono presenti nelle cronache quotidiane e sarebbe opportuno ripassare per rinfrescarci la memoria.
Se non agiamo rapidamente per migliorare l’ambiente dove noi viviamo e dove vivono e crescono i bambini non può esserci speranza per un futuro migliore. Possiamo fare spallucce o passare oltre quando incappiamo in articoli che “disturbano” i nostri comportamenti ma non è un comportamento responsabile di fronte al presente e al futuro. Perché possiamo ritenere che al futuro ci penseranno figli e nipoti ma nel presente ci siamo e ci viviamo. E, forse, non tutto va per il verso giusto.
L’italiano per…
prepararsi all’esame della patente
Un corso gratuito per le donne straniere
Ci siamo: è ai blocchi di partenza l’innovativo corso di italiano pensato per supportare le donne straniere che devono affrontare l’esame di teoria per la patente. Non è banale: il linguaggio a tratti molto tecnico a tratti burocratico dei quiz e dei manuali e il registro linguistico così lontano dalla lingua colloquiale possono mettere in seria difficoltà anche persone che in altri ambiti se cavano bene con l’italiano. Eppure la patente è uno strumento importante per il lavoro e la vita quotidiana, senza il quale la famosa integrazione e l’autonomia sembrano molto più difficili.
Avere la patente significa per le donne essere libere di muoversi senza chiedere il favore di essere accompagnate, non dover rifiutare un lavoro lontano da casa, uscire quando se ne ha bisogno, o voglia, indipendentemente dall’orario dei mezzi pubblici. In una parola, essere autonome. Tutte cose a cui una donna non deve rinunciare.
Il Progetto Effe, avviato dall’Associazione Don Angelo Campora e dall’aps Colibrì, e sostenuto dalla Fondazione Social, sperimenta questo importante percorso formativo con un modulo mirato ad avvicinare gradualmente alla comprensione del linguaggio dei quiz e a supportare la preparazione delle iscritte con esercitazioni guidate attraverso l’utilizzo di materiali ad hoc, in uno spazio, il Centro Famiglia Mondi Tondi, che consente di portare con sé i propri figli perché attrezzato per le esigenze dei bambini e supportato da personale educativo a disposizione.
L’iniziativa nasce dalla richiesta delle donne straniere che si sono rivolte allo Sportello Effe in questi mesi: da loro è emerso il bisogno molto sentito di un supporto linguistico per l’esame della patente per guidare l’auto. Bambini da allevare, spesa, soldi, cucinare, mille lavori da badante, domestica, se va bene cuoca, più spesso nelle cooperative delle pulizie con orari in genere notturni negli ospedali o cartellini da timbrare per tirare a lucido fabbriche e uffici prima dell’apertura. Sposate o sole, in fuga da mariti violenti, da uomini che le vogliono rispedire a casa con i figli, o abbandonate con cento pannolini da cambiare, senza soldi, in un paese di cui sanno poco e faticano anche a parlare la lingua… Può sembrare una piccola cosa, una goccia nel mare dei bisogni quotidiani, ma è un gradino per salire le scale, inseguire un lavoro. Quel gradino è stato costruito dalle donne per altre donne, dalla collaborazione delle operatrici dell’Associazione Don Angelo Campora, dell’aps Colibrì, del Cissaca, dell’aps Cambalache, e della cooperativa Semi di Senape che hanno trovato le condizioni perché il corso potesse attivarsi, unendo risorse, prendendo accordi, insieme alle mediatrici, per tempi, orari e sede del corso.
Programma, date e durata
Il corso “Italiano per la patente” è un corso di preparazione al corso di teoria per la patente di guida, rivolto a donne straniere (MAX 10) con una conoscenza della lingua italiana di minimo livello. Chi frequenterà questo corso sarà dunque preparato per comprendere al meglio le lezioni della scuola guida, che saranno in ogni caso indispensabili per il superamento dell’esame di teoria della patente.
Il corso si svolgerà a partire dal 5 luglio e fino al 26 luglio, ogni martedì dalle ore 14.00 alle ore 16.00 presso il Centro Famiglia Mondi Tondi in via Parnisetti ang. Via Cornaglia.
L’iscrizione è gratuita e si può effettuare
mandando una mail a monditondi.centrofamiglia@gmail.com
o telefonando al 3516626930
Il progetto Effe è sostenuto dalla Fondazione Social di Alessandria – Bando 2019
Partner: Aps Colibrì, CGIL Alessandria, Radio Gold, Aps Cambalche, Cissaca, Comune di Alessandria, coop. Semi di Senape, ASM Costruire Insieme, Associazione Cultura e Sviluppo, AslAl SerD, SAOMS di Capriata d’Orba, Global Thinking Foundation
Continuano i morti sul lavoro
“UNA QUESTIONE DI DIGNITÀ”
di Marco Caramagna
Il 20 maggio uno studente di 17 anni di Silandro, in Val Venosta, è rimasto ustionato mentre stava pulendo il forno di verniciatura della carrozzeria di Merano dove stava seguendo un percorso di alternanza scuola lavoro. È ricoverato nel centro grandi ustionati di Murnau, in Baviera, avendo riportato ustioni di secondo e terzo grado su oltre il cinquanta per cento del corpo. Quest’anno si sono già verificati due casi, purtroppo mortali, di due giovani dei percorsi di alternanza scuola lavoro: il 21 gennaio, Lorenzo Parelli, di 18 anni, frequentante il quarto anno di meccanica industriale al Centro di formazione professionale dell’istituto salesiano Bearzi di Udine, è stato travolto e schiacciato da una putrella all’ultimo giorno di stage; il 14 febbraio, Giuseppe Lenoci, di 16 anni, è deceduto in un incidente stradale mentre viaggiava su un furgone della ditta per la quale stava lavorando in un percorso di apprendistato previsto nel corso professionale di termoidraulica che stava frequentando. Nel 2021, secondo i dati dell’Inail, i morti sul lavoro sono stati ben 1.221, pari al 3,9 per cento in meno del 2020, mentre le denuncie di infortunio sul lavoro sono state 555.236 nel 2021, lo 0,2 per cento in più del 2021. L’Inail ha fornito anche i dati del primo trimestre 2022 facendo notare che le comunicazioni di incidenti di qualsiasi gravità arrivate all’istituto fra gennaio e marzo sono state 194.106, contro le 128.671 del primo trimestre 2021. E i decessi sono già 189, quattro in più dello scorso anno.
Dietro la drammatica freddezza di questi dati ci sono persone che hanno perso la vita per il lavoro e, se tanti italiani auspicavano la rielezione di Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica, è doveroso ricordare anche un passo del suo discorso al Parlamento nel quale – oltre all’etica del servizio, al senso di responsabilità, alla volontà di anteporre una visione del bene comune - ha richiamato il concetto di dignità: “La dignità è azzerare le morti sul lavoro”. Il 10 ottobre del 2021, in occasione della Giornata in memoria delle vittime sul lavoro, il Presidente Mattarella aveva affermato che si tratta di “una ferita sociale che non trova soluzione, ma purtroppo è sempre in aumento e diventa lacerante ogni volta che si apprendono quotidiani e drammatici aggiornamenti di incidenti avvenuti. Le tragedie sul lavoro a cui stiamo assistendo senza tregua – ha proseguito il Presidente della Repubblica – sono intollerabili e devono trovare una fine, rafforzando la cultura della legalità e della prevenzione”. Ed ha rimarcato: “La Costituzione nell’articolo 4 riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Affinché questo diritto sia effettivamente garantito, uno Stato democratico deve consentire a ognuno di svolgere la propria attività lavorativa, tutelandone la salute e assicurandone lo svolgimento nella più totale sicurezza. Le tragedie a cui stiamo assistendo senza tregua sono intollerabili e devono trovare una fine, rafforzando la cultura della legalità e della prevenzione. Le leggi ci sono e vanno applicate con inflessibilità”. Il Presidente Mattarella è sempre stato molto attento e sensibile ai temi sociali e “il luogo di lavoro deve essere il posto da cui si torna. Sempre”. È una questione di dignità.
È passato oltre un anno dal pronunciamento di queste parole ma nulla è cambiato.
1982-2022
40 anni del Coro “don Angelo Campora”
di Pinuccia Pavese
Domenica 1° maggio, a Lobbi, il coro “don Angelo Campora” ha festeggiato 40 anni di attività dalla sua istituzione con un concerto dedicato a don Angelo, parroco del paese per 12 anni, prematuramente scomparso il 29 aprile 1990 a soli 44 anni. Il repertorio presentato comprendeva alcuni brani di Lorenzo Perosi, a due voci in latino, e di alcuni di altri noti autori di musica sacra, quali lo Stabat Mater di Kodali e il Regina Coeli di Lotti. È seguita una parte di canti mariani dell’antica tradizione popolare. Quindi, “Fratello sole e sorella luna” di Riz Ortolani. Con “Signore delle cime”, uno dei canti preferiti dal Don, si è conclusa la manifestazione. Molti gli applausi e tanta anche la commozione tra i presenti. Ha fatto particolarmente piacere al Coro il messaggio della “decana” Lidia Timo, classe 1923, che ha voluto essere vicina al gruppo di cui ha fatto parte per tanti anni con un affettuoso saluto. Così pure commovente è stato il messaggio al coro e alla Direttrice, inviato da Londra dal nostro organista Marco Sardi. Bravi i coristi e l’organista. Impeccabili i presentatori. È stata poi celebrata, alle 18, la S. Messa anniversaria in ricordo di don Angelo nel 32° anno dalla sua scomparsa sempre animata dal Coro che ha ricordato nella preghiera dei fedeli i coristi e le coriste defunti in questi lunghi 40 anni di attività.
BREVE CRONISTORIA DEL CORO DON ANGELO CAMPORA
Il coro di Lobbi nasce nel 1982 ed anima per la prima volta la S. messa solenne di Natale in parrocchia. Il Coro si costituisce soprattutto per volontà di don Angelo, allora giovane parroco, entusiasta, che intendeva il coro come forte momento di aggregazione e di conoscenza per tutta la comunità parrocchiale. “Stare bene insieme cantando” era solito ripetere. Il coro ha mantenuto fede in questi anni all’impegno di animazione liturgica delle più solenni celebrazioni sia a Lobbi sia in molte parrocchie alessandrine. Il repertorio del gruppo corale lobbiese, comprende brani di musica sacra a due voci, in latino, tratti da composizioni di Lorenzo Perosi e di autori di scuola perosiana, adeguati alle potenzialità canore dei cantori che per lo più non hanno potuto approfondire studi musicali. La sottoscritta ha sempre diretto con costanza e passione il Coro di Lobbi fin dalla sua costituzione accompagnata nel tempo dagli organisti Ilario Polati, Marco Sardi e Stefano Polati.
Immunoterapia per il mesotelioma:
è iniziata una nuova era di risultati e di speranza
di Silvana Mossano
l’apertura del convegno di Meldola, con le responsabili scientifiche Federica Grosso e Luana Calabrò
Dieci anni fa, l’allora ministro della salute Renato Balduzzi individuò un gruppo di cinque esperti – Dino Amadori, Silvio Garattini, Benedetto Terracini, Corrado Magnani e Giorgio Scagliotti – affidando loro il compito di indicare il tracciato per dare impulso alla ricerca di una cura del mesotelioma, il cancro causato dall’amianto.
La cosiddetta «chemioterapia standard» era l’unica via praticata e concedeva poco spazio alla speranza. Qualche gruppo di ricercatori provava a studiare alternative, ma i risultati, più che fiducia, instillavano un’illusione di speranza. E, tuttavia, furono utili anche quelli, per coltivare l’idea che non si rimanesse fermi, tanto più che ci è sempre stato ripetuto che, essendo il mesotelioma uno dei cosiddetti «tumori rari», le case farmaceutiche non hanno interesse a investire risorse adeguate nella ricerca.
A parte la discutibile definizione di «tumore raro» attribuita al mesotelioma (che, se lo si diagnosticasse seriamente in tutto il mondo dove l’amianto si è a lungo lavorato e dove abbondantemente lo si impiega ancora, di sicuro il numero dei malati sarebbe tutt’altro che raro), restava il fatto che, allora, la conoscenza della malattia e i tentativi di aggiustamento delle terapie chemioterapiche non spostavano di molto il limitato orizzonte della prognosi infausta.
A distanza di una decina d’anni, ricercatori e medici ci annunciano «l’inizio di una nuova era», aperta dall’immunoterapia, studiata e applicata al mesotelioma pleurico.
Questa apertura di speranza, documentata con dati e con testimonianze di pazienti, è stata presentata in un convegno che si è svolto all’Istituto per la ricerca scientifica e tecnologica di Meldola, intitolato a Dario Amadori, fondatore del centro oncologico emiliano, morto improvvisamente un paio di anni fa. Amadori e i 4 colleghi, investiti da quella grande responsabilità dall’allora ministro Balduzzi, indicarono la via di rigore e scienza che altri ricercatori e medici hanno seguito e incrementato.
Il professor Balduzzi, che ora è presidente dell’Irst di Meldola, si è assunto l’onere di aprire e chiudere i lavori del convegno sul tema «Immunoterapia nel mesotelioma pleurico: l’inizio di una nuova era», sotto la responsabilità scientifica di Luana Calabrò, direttore dell’Oncologia clinica e sperimentale di Immunoterapia e Tumori rari dell’Irst di Meldola, e Federica Grosso, responsabile della Struttura dipartimentale Mesotelioma dell’Azienda ospedaliera di Alessandria e di quella dell’Ospedale S Spirito di Casale. L’evento è stato organizzato dall’associazione TuTor (Tumori Toracici Rari), con il sostegno di Fondazione Buzzi Unicem, Afeva, Fuck Cancer Choir, Vitas, Comune di Meldola, Regione Emilia Romagna, Istituto Dino Amadori e Istituto Oncologico Romagnolo.
In esordio, Balduzzi si è domandato se non fosse stato prudente completare il titolo con un punto di domanda: è l’inizio di una nuova era? Al termine, dopo aver ascoltato gli scienziati che si sono succeduti, si è convinto che, sì, la nuova era è cominciata.
E bisogna dirlo, bisogna che lo sappiano i malati di mesotelioma, i loro famigliari e coloro che, vivendo in zone più a rischio, nutrono il costante timore di ammalarsi: bisogna dirlo, pur con cautela, che ci sono speranze e non soltanto illusioni.
Torna alla mente la fondata previsione del professor Garattini, espressa sulla base della sua vasta esperienza di scienziato: «Quando la ricerca parte, i passi che si compiono sono più celeri, una porta ne apre un’altra e i risultati arrivano più in fretta. E’ già accaduto con le leucemie e con altre forme di tumore». Le sue parole, così autorevoli e ferme, furono già allora un’iniezione di, pur cauta, fiducia.
I farmaci impiegati ora nell’immunoterapia per il mesotelioma pleurico si chiamano «Ipilimumab» e «Nivolumab», somministrati insieme perché creano sinergia tra loro. Rispetto alla chemioterapia tradizionale, «abbiamo qualcosa in più che funziona» hanno annunciato i ricercatori. Funziona in termini di significativo prolungamento della sopravvivenza: in maniera più marcata nei mesoteliomi «non epidelioidi» (cioè bifasici e sarcomatoidi).
«Questo traguardo – ha commentato la dottoressa Calabrò – deriva da anni di lavori e studi, frutto della ricerca indipendente. Quando questi studi producono dati solidi e convincenti, allora anche le case farmaceutiche sono disponibili a investire».
Ci ha investito, in particolare, l’americana Bms (Bristol Myers Squibb), una delle maggiori aziende farmaceutiche al mondo, con centri di ricerca in vari Paesi. Ora la fase di sperimentazione si è conclusa. La dottoressa Grosso sottolinea che con questa terapia è già stata trattata, in «uso compassionevole», anche in una trentina di pazienti della Struttura Mesotelioma di Casale-Alessandria che lei dirige, individuando quelli più idonei a riceverla rispetto alle caratteristiche della malattia.
Adesso si attende il salto importante. «Negli Usa – è stato spiegato al convegno – la Fda, l’ente regolatorio americano, ha dato piena approvazione nel settembre 2020 e, lì, quindi, possono fare l’immunoterapia tutti i pazienti. L’agenzia europea per il farmaco, Ema, ha dato a sua volta approvazione a giugno 2021. Ora deve pronunciarsi l’Aifa (l’Agenzia italiana per il farmaco)». E’ un obbiettivo importantissimo, perché i farmaci sono molto costosi e soltanto con l’autorizzazione dell’Aifa la terapia potrà essere adottata in modo più esteso, continuando a studiarla e a migliorarla, anche negli effetti collaterali che produce, «per lo più gestibili» dicono gli oncologi. Hanno altresì spiegato che i pazienti che hanno dovuto sospendere l’immunoterapia con Ipilimumab e Nivolumab per pesanti effetti collaterali di tossicità sono anche quelli che, sul contrasto al tumore, hanno evidenziato una maggiore efficacia.
Come recita il titolo del convegno è, appunto, iniziata una nuova era, da percorrere e, certo anche da correggere, ma con in mano nuovi strumenti per agire.
Maurizio D’Incalci,
direttore Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università Humanitas di Milano
Giovanni Ceresoli,
Responsabile Oncologia Medica,
Ospedale di Saronno
E, intanto, il mesotelioma è sempre meno uno sconosciuto: lo si va a misurare con i numeri, attraverso le indagini epidemiologiche («senza i dati, non ci sono azioni»); lo si va a stanare e ad attaccare nel dna e nel suo microambiente circostante che, come si è osservato, tende a creare una barriera resistente alle terapie; lo si prova a colpire con vaccini terapeutici; lo si va a cercare con diagnosi tempestive e lo si affronta con strategie multidisciplinari, che caratterizzano i centri dove la presa in carico dei pazienti con mesotelioma si fa via via più specializzata, completa e puntuale. E, quando si parla di multidisciplinarietà, si includono anche gli aspetti psicologici, che affliggono i pazienti e i loro famigliari, e la tipologia di nutrizione, che migliora e favorisce l’efficacia dei farmaci oncologici.
Tutto questo lavoro, questo sforzo di intelligenza e di tenacia, di umanità e di umiltà marcia verso un traguardo: dare speranza ai pazienti di mesotelioma, prima spacciati. Perché, anche dopo «quella» diagnosi, non gettino la spugna: come Mauro, medico torinese che convive da 10 anni (forse anche di più) con il mesotelioma, coltiva l’orto, sale in montagna a 2000 metri, e conduce una vita normale; come Margherita, che si cura, sta bene, non ha mai spesso di lavorare e, in più, ha cominciato a cantare nel Fuck Cancer Choir, nato per iniziativa della dottoressa Grosso e della biologa Stefania Crivellari, che ne è la direttrice. E la fiducia genera nuove leve di studiosi, come Greta che ha visto morire il nonno del cancro dell’amianto e ora frequenta la facoltà di Medicina.
No, non lasciamoci andare alle illusioni che l’abbiamo imparato bene quanto possono essere nocive, non meno della diagnosi nefasta, ma, ha concluso Balduzzi, «constatiamo che c’è stata una svolta che ci spinge verso una forte speranza».
“Pagine Azzurre”
e l’interesse per l’impegno sociale
La Redazione di Pagine Azzurre
Quando l’Associazione decise di riprendere la pubblicazione della Rivista “Pagine Azzurre” fu spinta da due finalità.
Da un lato, contribuire a mantenere vivo l’interesse per l’impegno sociale e, dall’altro lato, dare un’opportunità a qualche giovane aspirante giornalista interessato al Sociale per poter “fare pratica”. Con l’apertura del nuovo Sito dell’Associazione il perseguimento di questi due scopi potrebbe trovare maggiori incisività ed efficacia. La struttura della Rivista fu fin da subito concepita come un insieme di “Sezioni” autonome, sia pur talvolta con possibili contiguità e sovrapposizioni. Tali sezioni contengono informazioni, articoli e interviste corredate da foto e disegni. La sezione “Operando nel Sociale” tratta di iniziative ed attività di rilevanza in ambito Sociale ed Assistenziale intraprese e condotte sul nostro territorio. La sezione “Lavoro e Mutualità” tratta di iniziative ed attività lavorative rivolte a sostegno delle persone in situazioni di fragilità, secondo i principi della mutualità. La sezione “Pagine Giovani” affronta tematiche che, a vario titolo, interessano i Giovani (ad es. scuola, sport, svago). Nella sezione “Di volta in volta” vengono pubblicate esperienze varie di vita per la condivisione delle stesse con gli altri, con tutti quegli altri che non sono indifferenti al prossimo, ma sono aperti all’ascolto e, appunto, alla condivisione. Si era pensato subito ad uno spazio dedicato a ciò, nella rivista, ma non si era ancora trovato un titolo per questa sezione. Fu all’uscita dalla Chiesa di Lobbi, dopo una Messa di suffragio per Don Angelo, che uno di noi disse: ““Potremmo intitolarla “Di volta in volta””. E fu così che anche questa sezione ebbe il suo nome. Nella sezione “Testimonianze e Ricordi” vengono raccolte nuove testimonianze su Don Angelo ulteriori rispetto a quelle a suo tempo confluite nell’Antologia a lui dedicata oppure testimonianze su volontari dell’Associazione o altre persone appartenenti al Gruppo che, come Don Angelo, hanno già concluso la loro vita terrena. All’inizio di ogni numero di Pagine Azzurre c’é l’Editoriale del Direttore il quale, letti tutti i contributi di ciascuna sezione, sceglie l’argomento di cui trattare in apertura. La copertina trae ispirazione da uno dei temi trattati nel numero. Su di essa compare, ogni volta e senza eccezioni, la foto del viso sorridente di Don Angelo, inserito nel disegno o nella foto che illustra la copertina, sempre magicamente amalgamato con il resto, in una sorta di “condivisione” dello “spazio di ingresso” della Rivista. Ciascun numero può contenere comunicazioni della Redazione relative alla vita Associativa, come l’annuncio del nuovo sito, le modalità per diventare socio ed altro ancora.
Associazione
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Capriata d’Orba (AL)
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Cell. 333.4759772
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Cell. 348.4778291
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prevalente di prestazioni volontarie,
personali, spontanee e gratuite di soci e simpatizzanti senza fini di lucro.”
Obblighi informativi per le erogazioni pubbliche:
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Supplemento a "Pagine Azzurre" - Direttore Responsabile Marco Caramagna - Aut. Trib. Alessandria n. 30 del 18/11/2014