PROGETTO EFFE

25 APRILE E 1° MAGGIO

 

di Marco Caramagna

La Costituzione italiana è fondata sul lavoro e affonda le sue radici nella Resistenza.

A distanza di pochi giorni nel calendario, rappresentano due valori da ricordare a  generazioni che, forse, non li hanno mai imparati a scuola o ne hanno sentito parlare vagamente in famiglia.

Eppure democrazia e lavoro sono valori fondanti per la vita di tutti.

La prima ci permette di essere donne e uomini liberi, la seconda ci aiuta a capire che la libertà non è sempre gratuita ma, a volte, va conquistata, anche a duro prezzo.

Qualcuno penserà che siano considerazioni scontate ma i venti che, da tempo, spirano sull’Europa – e non solo quelli di guerra, a cominciare dall’intolleranza per chi fugge dalle guerre o dalla povertà – non possono lasciarci tranquilli.

La pancia non si riempie soltanto con l’egoismo ma anche con il cervello e la disponibilità verso gli altri.

È vero che le difficoltà economiche inducono a pensare prima a se stessi ma è difficile pensare che chi conduce una vita serena e tranquilla possa individuare nei poveri i nemici. La povertà è il vero nemico da sconfiggere, soprattutto attraverso il lavoro e la lotta allo sfruttamento.

Lavoro è sinonimo di ricchezza in senso lato perché genera soddisfazione dei propri bisogni, tenori di vita degni, speranza nel progettare il proprio futuro e quello dei propri figli con la conseguente circolarità del denaro, che non va investito in giochi finanziari speculativi solo per aumentare la propria ricchezza. A volte la miopia non ci lascia intravvedere i rischi e le conseguenze del nostro egoismo.

La libertà può essere mantenuta e consolidata soltanto attraverso una società giusta e rispettosa di doveri e di diritti. Le scorciatoie non permettono di raggiungere prima il traguardo ma di farci andare fuori strada.

Le generazioni nate dopo la metà del secolo scorso ad oggi  avrebbero mai pensato di vedere gli orrori che sono davanti ai nostri occhi quotidianamente da oltre due mesi. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, oltre ad essere una violazione di una nazione, ha mostrato al mondo la mostruosità della violenza degli uomini sui propri simili. E i dubbi di un italiano su quattro – secondo il sondaggio di Ilvo Diamanti pubblicato su “Repubblica” del 18 aprile 2022 – sulla veridicità delle immagini è un insulto al lavoro e all’onestà dei giornalisti, dei fotografi e dei teleoperatori che rischiano ogni giorno la vita per documentare l’orrore e il dolore.

Eppure, non possiamo né dobbiamo perdere la speranza, che può nascere dall’apologo dello scrittore argentino Jorge Louis Borges intitolato “Leggenda” nel suo “Elogio dell’ombra” (1986), che prende spunto da Caino e Abele che si incontrano, dopo la morte di Abele, nel tempo eterno di Dio: “Camminavano nel deserto e si riconobbero da lontano, perché ambedue erano molto alti. Tacevano, come fa la gente stanca quando declina il giorno. Nel cielo spuntava qualche stella che non aveva ancora ricevuto il nome. Alla luce delle fiamme Caino notò sulla fronte di Abele il segno della pietra e lasciando cadere il pane che stava per portare alla bocca chiese che gli fosse perdonato il suo delitto. Abele, però, disse: ‘Tu mi hai ucciso, o io ho ucciso te? Non ricordo più: stiamo qui insieme come prima’. Allora caino replicò: ‘Ora so che mi hai perdonato davvero, perché dimenticare è perdonare’”.

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Supplemento a "Pagine Azzurre" - Direttore Responsabile Marco Caramagna - Aut. Trib. Alessandria n. 30 del 18/11/2014