PROGETTO EFFE
LA PACE HA FONDAMENTO
NELLA GIUSTIZIA
a cura di Marco Caramagna
Non esistono guerre giuste o ingiuste. Qualunque guerra è un atto di violenza verso qualcuno o verso molti. Quella attuata da Putin è anche odiosa per il suo carattere di violazione dei diritti di un popolo pacifico e operoso.
La logica del potere di un dittatore come Putin - le cui ripetute elezioni hanno sempre avuto il sapore della beffa di tutte le regole della democrazia elettiva - ha colpito ancora una volta una popolazione inerme come quella ucraina. Ne sono prova le morti di donne e bambini, di ammalati negli ospedali, di cittadini che scappano dall’orrore delle bombe e dei carri armati.
Purtroppo, ad oggi, le violenze e le uccisioni sono cronaca quotidiana che debbono farci riflettere anche sui comportamenti dei governi nel recente passato - in nome della globalizzazione e dei suoi utili per pochi derivanti dallo sfruttamento del lavoro di molti - per evitare di ripetere errori che spingano ancora più avanti nel baratro l’umanità.
Quando Papa Francesco parlava di terza guerra mondiale in atto sapeva molto bene ciò che diceva perché nel nostro pianeta le guerra e i genocidi sono molti, anche se le cronache quotidiane non ce ne parlano e l’Occidente è distratto da una pseudo cultura dello star bene senza essere disturbati da chi è indigente. Perché siamo immersi in quella che Zigmunt Baumann chiama “vita liquida” dove ci si può mai fermare in nome di un consumismo esasperate ed esasperante.
Guardando all’invasione russa dell’Ucraina viene spontaneo il richiamo a documenti come l’enciclica “Pacem in terris” di Giovanni XXIII, del 1963, in cui si afferma che ogni essere umano è persona, cioè una natura dotata di intelligenza e di volontà libera, ha il diritto all’esistenza, all’integrità fisica, ai mezzi indispensabili e sufficienti per un dignitoso tenore di vita, ha il diritto al rispetto della sua persona, ha il diritto nella scelta del proprio stato. Che sono i principi contenuti nella Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948.
Gli uomini, purtroppo, hanno la memoria corta. Soprattutto quelli che hanno fatto del potere l’unica ragione della loro vita. Ma la storia dimostra che nessuno è rimasto impunito anche se l’imposizione del potere con la forza e la violenza ha generato lutti e devastazioni.
La strada della pace è lastricata di vite stroncate dalla violenza ma dobbiamo sperare contro ogni speranza riprendendo, ogni giorno, l’impegno quotidiano nella solidarietà e nell’accoglienza. Perché la pace ha fondamento nella giustizia.
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Supplemento a "Pagine Azzurre" - Direttore Responsabile Marco Caramagna - Aut. Trib. Alessandria n. 30 del 18/11/2014